Scoppia l’amore fra D’Alema e Renzi | Il premier: “In Europa i nostri uomini migliori”

di Elena Di Dio

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Scoppia l’amore fra D’Alema e Renzi | Il premier: “In Europa i nostri uomini migliori”

| martedì 18 Marzo 2014 - 18:57

Comincia con una gag l’incontro al Tempio di Adriano a Roma per la presentazione del libro di Massimo D’Alema. Il premier Matteo Renzi, accolto da D’Alema, di ritorno da Berlino dove ieri ha regalato la maglia di Mario Gomez, giocatore tedesco della Fiorentina alla cancelliera Angela Merkel, è stato omaggiato di un dono simile: la maglia di Francesco Totti. Flash, risatine e subito dopo serietà. Ma è la conclusione dell’incontro che suggella una pace che forse non è mai stata minata, al di là delle apparenze, fra l’attuale presidente del consiglio e l’ex inquilino di palazzo Chigi.

Parlando di elezioni europee e inevitabilmente di candidature, il segretario nazionale del Pd lascia intendere quello che è nell’aria da tempo:  “Le candidature le faremo negli organi del Pd, senza girarci intorno ma dicendoci come sempre le cose come stanno: dovranno avere un criterio di rinnovamento. Ma contestualmente – aggiunge – credo che dovremo mandare in Europa le persone più forti che abbiamo: il compito del governo, e qui parlo da premier, è quello di scegliere per i livelli di guida delle istituzioni europee le persone che siano in grado di dare il maggior contributo al processo di cambiamento”. Poco prima il premier e segretario del Pd aveva espresso lodi pubbliche sulla carriera europea di D’Alema e il passaggio sull’invio in Europa degli ‘uomini migliori’ a livello istituzionale, sembra mettere il suggello sulla proposta del governo italiano a fare dell’ex presidente della Bicamerale il candidato ideale al posto di commissario europeo.

Prima si era parlato di Europa. “Un’altra Europa”. Il concetto di base è questo: una Europa non legata solo ai vincoli stringenti di una economia rigida in cui a dettare le regole è la capitana Germania.

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Un tema tanto più attuale, vista la missione di Renzi a Berlino: “O noi assumiamo che la questione europea è una sfida interamente politica o noi perdiamo questo appuntamento – incede subito il premier introducendo il libro di D’Alema -. Non c’è dubbio che la lettura dello spread non solo finanziario, ciò che si attendono i cittadini, e quello che l’Europa riesce a mettere in campo, è negativa. Solo il 28% dei cittadini italiani ha fiducia nell’Europa”.

E lo spunto serve a Renzi per rilanciare i concetti che gli sono cari: “L’Italia ha un avanzo primario che è il secondo nei redditi dei paesi europei. L’Italia ha un sistema industriale e di export che continua ad essere competitivo nonostante i problemi posti dalla burocrazia. Se l’Italia affronta con determinazione i guai storici che la affliggono, allora verrà fuori. Prima il Pd e la politica italiana si rendono conto che bisogna avere responsabilità nei confronti dei cittadini e prima, andando in Europa, smetteremo di avere un atteggiamento provinciale convinti che ci giudichino e che siamo sottoposti a esami”.

L’intervento di D’Alema parte con i ringraziamenti di rito a Renzi per la presenza. “La scelta che tu hai voluto fare di collocare questa discussione fra il tuo viaggio europeo e alla vigilia del consiglio europeo, dà lustro al senso di questo confronto e vorrei immediatamente chiarire che questo non è un dibattito: siamo d’accordo pressoché su tutto. Da questo punto di vista – dice D’Alema non senza malizia – siamo della stessa squadra”.

Torna poi indietro con la memoria, Massimo D’Alema riconoscendo agli interventi finanziari appena annunciati da Renzi – in particolare quello sulla tassazione delle rendite finanziarie -: “Il problema scoppiò negli anni ’90 quando la prepotenza del sistema finanziario mise all’angolo le scelte politiche dell’Europa”. E punta il dito contro le scelte perverse causate dai paletti imposti dai patti di stabilità e dallo sforamento del deficit imposto dall’Ue: “Mentre Obama in America investiva nel campo della ricerca, l’Unione europea per rimanere fedele al vincolo del 3% ha tagliato gli investimenti nel settore della ricerca e dell’innovazione. Un suicidio, una follia”.

“Renzi rivendica in avvio del suo governo un programma coraggioso di riforme e realistico. Posso dire che è realistico ridurre del due per cento la spesa pubblica corrente. Noi l’avevamo ridotta del quattro per cento” ha detto D’Alema che ha continuato: “C’è stata anche l’Italia che portò il debito pubblico dal 123 al 103 per cento del Pil. Renzi è anche l’erede di una tradizione italiana che può essere rivendicata in Europa senza paura che ti prendano a calci nel sedere”.

Il confronto fra Renzi e D’Alema com’era prevedibile si sposta velocemente ai temi locali. Il premier ne approfitta immediatamente visto il clima disteso per ribadire la convinzione con cui, ad esempio, ha dato il via al piano del lavoro del ministro Poletti. Uno dei punti dei primi 100 giorni del suo esecutivo che non ha trovato sponda convinta nel suo stesso partito.

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