La spending review colpisce i manager pubblici | Stipendi giù del 25% per le società quotate

di Gabriele Ruggieri

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La spending review colpisce i manager pubblici | Stipendi giù del 25% per le società quotate

| sabato 29 Marzo 2014 - 10:38

Uno spiacevole pesce d’aprile aspetta i manager pubblici. Sarà proprio martedì primo aprile, infatti la data dalla quale sarà ufficiale il taglio degli stipendi degli amministratori delle società a partecipazione pubblica. Nessun figlio o figliastro, la scure della spending review si abbatterà su tutti, inclusi quanti dirigono società quotate come ad esempio Enel e Poste, con buona pace di Mauro Moretti, Ad delle Ferrovie, che aveva duramente contestato il provvedimento partorito dell’esecutivo guidato dall’allora premier Mario Monti e finalizzato dal governo Renzi.

In realtà, per i cosiddetti super manager, quelli che si trovano alla guida di società quotate in borsa o che emettono titoli, l’effetto spending review non sarà immediato, tutt’altro, coinvolgerà infatti i futuri capi d’azienda, non gli attuali. Chi nei prossimi anni si troverà a guidare Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Terna o Cdp, infatti, percepirà compensi ridotti del 25% rispetto all’ultima retribuzione del proprio predecessore. Nel caso specifico, di Moretti, che comunque, con uno stipendio di 843 mila euro all’anno è uno dei manager che percepisce meno rispetto ai colleghi, il suo successore sarà retribuito con poco più di 630 mila euro annui.

Saranno delle fasce di stipendio, invece, a regolare gli emolumenti per le società non quotate, con un tetto massimo di 311 mila euro annui (compenso pari a quello percepito dal primo presidente della Corte di Cassazione) per gli Ad inseriti nella fascia più alta, che comprende solo tre aziende: Rai, Anas e Invimit. Il risparmio, nel caso specifico, sarà di circa 93 mila euro annui per ogni amministratore.

I manager di “seconda fascia”, coloro che guidano società come Coni Servizi, Consap, Consip, Enav, Eur spa, Gse, Invitalia, Istituto poligrafico, Sogei e Sogi, percepiranno poco meno di 250 mila euro all’anno, mentre quelli di terza (Arcus, Istituto Luce, Italia lavoro, Rete autostrade Mediterranee e Studiare Sviluppo) non andranno oltre i 155 mila euro. Stangata anche per i presidenti dei gruppi, che potranno ricevere emolumenti fino a un massimo di circa 75 mila euro annui.

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