Denise Pipitone, nuova richiesta della parte civile: | “Abbiamo un teste-chiave e vogliamo il verbale del sopralluogo”

di Redazione

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Denise Pipitone, nuova richiesta della parte civile: | “Abbiamo un teste-chiave e vogliamo il verbale del sopralluogo”

| venerdì 18 Aprile 2014 - 11:22

“Dopo dieci anni di sofferenze e di speranze cerchiamo ancora giustizia”. Più volte Piera Maggio ripete che vuole solo la “vera verità” sulla figlia Denise Pipitone, scomparsa il primo settembre 2004 a Mazara del Vallo (Trapani). Piera Maggio è con un’amica davanti all’aula della terza sezione della corte d’appello di Palermo dove si celebra il processo a Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise accusata di avere sequestrato la bambina in un contesto familiare contrassegnato da gelosie e contrasti personali. In primo grado Jessica è stata assolta dal tribunale di Marsala perché le prove a suo carico non erano né univoche né conducenti.

“È stata usata una formula – dice Piera Maggio – che non chiarisce nulla. Noi affidiamo ora a questa corte la speranza di sapere esattamente ciò che a Denise è stato fatto. Lo dico come madre che non ha mai perso la speranza di rivedere la propria creatura: i bambini non si toccano, non possono essere violati. Siamo qui per affermare anche questo semplice principio di civiltà”. Piera Maggio non crede che con Jessica potrà mai esserci un chiarimento: “Ormai – sottolinea – solo la giustizia potrà darmi le risposte che attendo da dieci anni”.

La parte civile del processo d’appello per la scomparsa della piccola Denise ha chiesto di sentire un teste-chiave e di acquisire il verbale di un sopralluogo dal quale emergerebbe un clamoroso errore investigativo. Secondo l’avvocato Giacomo Frazzitta, legale della madre di Denise, poche ore dopo la scomparsa della piccola la polizia è andata a cercarla in casa della madre di Jessica Pulizzi, accusata di avere partecipato al sequestro della sorellastra. Ma gli agenti avrebbero fatto un sopralluogo in un’altra casa, “quella sbagliata”. Il legale ha chiesto anche di risentire in aula una persona sorda che, subito dopo il rapimento di Denise, avrebbe visto, nel magazzino dove lavorava, un uomo con una bambina giunto per fare una telefonata. L’esame dei tabulati ha rivelato che la telefonata era diretta alla madre di Jessica. La corte si è riservata di decidere nell’udienza del 16 maggio se ammettere le nuove prove.

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