La madre del tifoso ferito: “Ora è vigile” | La polizia: “Con i tifosi nessuna trattativa”

di Stefania Brusca

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La madre del tifoso ferito: “Ora è vigile” | La polizia: “Con i tifosi nessuna trattativa”

| domenica 04 Maggio 2014 - 08:23

Una serata di sport, quella della finale di Coppa Italia, che finisce nel sangue dopo il ferimento con colpi d’arma da fuoco di tre tifosi partenopei avvenuto ieri pomeriggio, nei pressi di Viale Tor di Quinto, nella zona dello stadio Olimpico. Uno dei feriti, Ciro Esposito, si trova ricoverato in gravi condizioni.

Il giovane ora sarebbe vigile, secondo quanto riferito dalla madre,  e sta per affrontare una nuova operazione. Un proiettile infatti ha raggiunto la colonna vertebrale del 30enne ed è stato estratto dopo un primo intervento chirurgico. La sua situazione è “stabile, ma critica”, avevano riferito stamattina i medici.

Un episodio gravissimo per il quale è stato arrestato un ultrà romano con l’accusa di tentato omicidio. Si tratta di Daniele De Santis, detto “Gastone” 38 anni, ricoverato in ospedale con una gamba rotta. È il principale indiziato per aver provocato il fuoco.

Dopo essere stato interrogato, a suo carico è scattato un provvedimento restrittivo. L’uomo rimase  coinvolto, secondo quanto risulta, in una vicenda giudiziaria poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle richieste dei leader delle curve dopo la notizia, poi rivelatasi infondata, della morte di un bambino investito da un’auto della polizia.

Quindici i feriti, petardi e fischi all’inno di Mameli.  La parita di Coppa Italia, già ribattezzata partita della vergogna, tra Fiorentina e Napoli inizia con 45 minuti di ritardo. A trattare per dare il via libera all’inizio della gara sarebbe stato un capo ultrà azzurro, “Gennaro a’ carogna”. Notizia poi smentita dalla Questura che ha riferito di non aver condotto nessuna trattativa ma di aver informato la curva circa le condizioni di salute dei tifosi feriti.

Il capo ultrà del Napoli indossava una maglietta con la scritta “Speziale libero”, l’uomo condannato per l’omicidio dell’ispettore Raciti durante il derby Catania-Palermo.

Poco prima dell’inizio ufficiale della finale la nota della questura avvisava: “Al momento il triplice ferimento non sembra essere collegato a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali”. Poi man mano invece le indagini si sono concentrate sulla pista della lite tra ultrà, degenerata nel sangue.

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