Strage di Capaci, parla la vedova Montinaro: | “Basta con le passerelle e l’antimafia parolaia”

di Redazione

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Strage di Capaci, parla la vedova Montinaro: | “Basta con le passerelle e l’antimafia parolaia”

| mercoledì 21 Maggio 2014 - 11:49

“Anche quest’anno le istituzioni regionali e la classe politica siciliana si sono contraddistinte per il manifesto disinteresse verso la memoria di Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, i tre poliziotti, morti il 23 maggio del 1992 sull’autostrada A29, insieme al giudice Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo. Ci auguriamo che, per conservare un briciolo di coerenza e onestà intellettuale, non sfoggino la solita retorica del ricordo, buona solo a far passerella sul palcoscenico dell’antimafia parolaia”. Lo dichiara Tina Montinaro, presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici e moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone.

GUARDA L’INTERVISTA A TINA MONTINARO

“Dal 2012 – continua Tina Montinaro – si attende che partano i lavori per la realizzazione del Parco della Memoria Quarto Savona 15, quello spazio che doveva nascere sul tratto della A29 che collega Capaci a Palermo dove è avvenuto l’attentato e in cui avrebbe potuto trovare una degna collocazione il relitto dell’auto su cui viaggiavano mio marito Antonio, Vito e Rocco. Avevamo avuto l’assicurazione dall’allora Governatore Raffaele Lombardo che ci sarebbero stati i finanziamenti ma oggi non si trova né la delibera promessa né i finanziamenti, ai quali avrebbe partecipato anche l’Anas. Ho chiesto più volte all’attuale presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, di incontrarmi per fare chiarezza, ma è stato tutto inutile, come vane sono state le rassicurazioni di molti politici, pronti, solo a parole, a farsi promotori dell’avvio dei lavori. Che dicano chiaramente ‘non ce ne frega un accidente della memoria di quel giorno, di rendere onore al sacrificio di cinque persone morte mentre servivano lo Stato. Sarebbe quantomeno un atto di coraggio”.

L’auto, che di solito staziona nell’autoparco della Polizia di Messina, sarà fuori dalla Sicilia in occasione della ricorrenza del 23 maggio. “Nel 2013 l’auto è stata ospitata a Mozzecane, in provincia di Verona – ha aggiunto Tina Montinaro – e quest’anno alla scuola di Polizia di Peschiera del Garda, che ha organizzato una giornata della memoria. Evidentemente in altre parti d’Italia ci sono un’attenzione e una sensibilità ormai ignote alle istituzioni e alla politica siciliane, troppo impegnate a rubarsi la scena dell’antimafia da parata”.

“Fuori da ogni polemica e da ogni retorica, i lavori di riqualificazione del Giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, sono stati già definiti il 5 marzo scorso con il direttore compartimentale dell’Anas e con il Commissario straordinario di Isola delle Femmine, Matilde Mulè – risponde il Presidente Crocetta alla sollecitazione della vedova Montinaro – É di tutta evidenza che l’impegno e l’azione dell’amministrazione regionale e di questo governo, vogliono restituire non soltanto il doveroso decoro ad un luogo simbolo per tutta la Sicilia e l’Italia, ma anche conservare e rinnovare ogni giorno la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e tutti gli uomini uccisi barbaramente dalla mafia, dando anche il giusto riconoscimento alle famiglie per il loro doloroso sacrificio”.

“Deduco dalle dichiarazioni – replica ulteriormente la Montinaro – del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che entro la fine del 2014 sarà realizzato il Parco della Memoria Quarto Savona 15. Se sarà davvero così, sono certa che il 23 maggio del 2015 i palermitani onesti saranno lì presenti, per ricordare questi morti che sono morti di tutti, non solo delle famiglie che ancora li piangono. Qualora il Parco non dovesse essere ancora una volta realizzato, varrà l’esortazione che ho rivolto stamattina a istituzioni regionali e classe politica siciliana, di non vestirsi della memoria delle vittime della strage di Capaci per sfoggiarla sul ‘red carpet’ dell’antimafia parolaia. Voglio infine dire con chiarezza alle istituzioni e alla classe politica che, come sa bene chi mi conosce, non voglio alcun riconoscimento personale in quanto moglie di Antonio Montinaro. Voglio, anzi pretendo da 22 anni, che sia fatta luce sull’orrore di quel giorno e che venga onorata concretamente, non soltanto a parole, la memoria di cinque persone morte a servizio dello Stato”.

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