Peres e Abu Mazen a Roma dal Papa | In Vaticano tre voci invocano la pace

di Stefania Brusca

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Peres e Abu Mazen a Roma dal Papa | In Vaticano tre voci invocano la pace

| domenica 08 Giugno 2014 - 18:48

L’“Invocazione per la pace” in Medio Oriente di stasera nei Giardini Vaticani segna una passaggio storico senza precedenti. Papa Francesco, dopo il viaggio in Terra Santa si appresta a compiere un passo ulteriore in direzione del coinvolgimento delle fedi nella costruzione della pace in passato avviata da papa Wojtyla. Un conflitto che sembra interminabile, quello che consuma da anni israeliani e palestinesi.

E il leader israeliano Simon Peres è il primo ad arrivare all’incontro con il Pontefice al Santa Marta, dove risiede abitualmente. “Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro”, aveva detto il Pontefice prima a Betlemme e poi a Tel Aviv. Poi è la volta di Abu Mazen. Alla fine dell’incontro un altro episodio che passerà la storia: l’abbraccio tra i due presidenti Peres e Abu Mazen.

Papa Francesco questa mattina ha celebrato nella basilica di San Pietro in Vaticano la messa della solennità di Pentecoste, che ricorda il momento in cui lo Spirito Santo discese sui discepoli di Gesù Cristo, riuniti nel cenacolo. Poi il Regina Coeli in Piazza San Pietro.
Le tre delegazioni pregano nell’ordine in cui le fedi abramitiche, cioè di quanti si richiamano al Patriarca Abramo, sono apparse nella storia: prima gli ebrei, poi i cristiani e i musulmani. Ognuna delle preghiere ha un momento di lode a Dio, una richiesta di perdono, una domanda di pace.

L’incontro di preghiera inizia con l’annuncio proclamato da un conduttore del rito: “Siamo convenuti in questo luogo, Israeliani e Palestinesi, Ebrei, Cristiani e Musulmani, per offrire la nostra preghiera di pace per la Terra Santa e per tutti i suoi abitanti”. Presenti una sessantina di persone. La zona dei Giardini dove si svolgerà la funzione si trova tra la Casina di Pio IV e l’ala lunga dei Musei. Insieme a Francesco, Peres e Abu Mazen anche il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo.

“Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito – ha detto il Pontefice a conclusione della cerimonia a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide”. “Per fare la pace – ha aggiunto il Santo Padre – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra”, ha proseguito il Santo Padre. “Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”.

“Due popoli – gli israeliani e i palestinesi – desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali”, ha detto il presidente israeliano, Shimon Peres. “La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi”.

“Una pace giusta, una vita degna e la libertà, la libertà in uno Stato sovrano e indipendente”. Questo ha chiesto il presidente palestinese Abu Mazen, che ha aggiunto “sicurezza, salvezza e stabilità” per il popolo palestinese e per la sua regione. “Ricordiamo pure le parole di San Giovanni Paolo II, quando disse: ‘Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero'”, ha concluso Abu Mazen.

 

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