“L’ignoranza acceca gli uomini” – Luciano: traduzione versione di greco della seconda prova per il liceo classico

di Redazione

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“L’ignoranza acceca gli uomini” – Luciano: traduzione versione di greco della seconda prova per il liceo classico

| giovedì 19 Giugno 2014 - 12:36

Maturità 2014: liceo classico, seconda prova, 19 giugno– Versione di greco, traduzione (libera e letterale).

“L’ignoranza acceca gli uomini” – Luciano, Samosata dal libro LVIII

Prima traduzione:

“Tristo male è l’ignoranza, e cagione di molti mali agli uomini: essa diffonde quasi una caligine su le cose, oscura la verità, e getta un’ombra su la vita di ogni uomo. Noi sembriamo come quelli che vanno al buio, anzi siam come ciechi, e dove intoppiamo a caso, dove trapassiamo alla ventura, questo che ci è vicino e innanzi a’ piedi non vediamo, quello che è lontano e molto discosto temiamo come ci fosse molesto.

Insomma in tutte le azioni noi stiamo sempre per cadere. Or questo ha dato ai poeti tragici innumerevoli argomenti di drammi, i Labdacidi, i Pelopidi, ed altri simili; chè quasi la maggior parte delle sventure messe in su la scena, tu trovi che l’ignoranza, a guisa di un tragico demone, le fornisce.

Dico questo considerando altre cose, e specialmente le false denunzie contro amici e famigliari; per le quali già furono e case rovinate, e città spiantate, e padri infuriarono contro figliuoli, e fratelli contro fratelli, e figliuoli contro genitori, e amanti contro le persone amate: molte amicizie si ruppero, e molte case sprofondarono per essersi creduto a calunnie verisimili”.

(Traduzione proposta da ScuolaZoo.it)

Seconda traduzione:

Una cosa terribile è l’ignoranza, fonte senza fine dei mali umani, diffonde una nebbia sui fatti, oscura la verità, e lancia un buio sulla vita individuale. Siamo tutti pedoni nelle tenebre – o diciamo, la nostra esperienza è come di ciechi, sbattendo impotenti contro la realtà, e volando alto per cancellare l’immaginario, non riuscendo a vedere ciò che è vicino ai loro piedi, nel terrore di essere feriti da qualcosa che è leghe di distanza.

Qualunque cosa facciamo, scivoliamo sempre. E’ ciò che hanno visto i poeti tragici in mille temi, da Labdaco, a Pelopida, e tutti gli altri fra di loro. Un approfondimento dimostrerebbe che la maggior parte delle calamità messe sul palco sono prodotte dall’ignoranza, come se fosse una regista soprannaturale.

Questo è abbastanza vero in generale; ma mi riferisco più in particolare alle false notizie riguardo intimi e amici che hanno rovinato le famiglie, città rase al suolo, padri guidati nella frenesia contro la loro prole, il fratello in lotta con il fratello, i bambini con i genitori, e l’amante con l’amato.

Molte sono le amicizie che sono state distrutte, molte famiglie cadute in discordia, perché la calunnia ha trovato terreno fertile”.

(Traduzione proposta da Studenti.it)

Terza traduzione:

“L’ignoranza è qualcosa di terribile e causa di molti mali per gli uomini; essa versa come una sorta di tenebra sulle azioni, oscura la verità e copre d’ombra la vita di ciascuno. Tutti, dunque, assomigliamo a erranti nell’oscurità, o piuttosto ci accade lo stesso che ai ciechi: in qualcosa inciampiamo a caso, qualcos’altro lo oltrepassiamo inopportunamente, e non vediamo ciò che ci è vicino e davanti ai piedi, mentre abbiamo paura di ciò che è lontanissimo in avanti come se dovesse darci fastidio; e in generale, in ciascuna delle azioni, non smettiamo di esser sempre lì lì per cadere.

Appunto questo ha fornito agli autori tragici già un enorme numero di spunti per le opere, i Labdacidi, i Pelopidi e altre vicende simili a queste. Si può trovare che la maggior parte dei mali che vanno sulla scena è diretta – come da una sorta di demone tragico – dall’ignoranza.

Lo dico considerando anche altri aspetti, soprattutto le calunnie non vere contro gli intimi e le persone care; a causa di esse vi furono già famiglie rovinate, città perirono da cima a fondo, padri impazzirono contro figli e fratelli contro fratelli e figli contro genitori e amanti contro amati. Per aver dato retta alle false accuse furono anche rotte molte amicizie e furono infranti giuramenti”.

(Traduzione proposta da Gabriele Busnelli)

Testo originale:

“δεινόν γε ἡ ἄγνοια καὶ πολλῶν κακῶν ἀνθρώποις αἰτία, ὥσπερ ἀχλύν τινα καταχέουσα τῶν πραγμάτων καὶ τὴν ἀλήθειαν ἀμαυροῦσα καὶ τὸν ἑκάστου βίον ἐπηλυγάζουσα. ἐν σκότῳ γοῦν πλανωμένοις πάντες ἐοίκαμεν, μᾶλλον δὲ τυφλοῖς ὅμοια πέπονθαμεν, τῷ μὲν προσπταίοντες ἀλόγως, τὸ δὲ ὑπερβαίνοντες, οὐδὲν δέον, καὶ τὸ μὲν πλησίον καὶ παρὰ πόδας οὐχ ὁρῶντες, τὸ δὲ πόρρω καὶ πάμπολυ διεστηκὸς ὡς ἐνοχλοῦν δεδιότες: καὶ ὅλως ἐφ᾽ ἑκάστου τῶν πραττομένων οὐ διαλείπομεν τὰ πολλὰ ὀλισθαίνοντες. τοιγάρτοι μυρίας ἤδη τοῖς τραγῳδοδιδασκάλοις ἀφορμὰς εἰς τὰ δράματα τὸ τοιοῦτο παρέσχηται, τοὺς Λαβδακίδας καὶ τοὺς Πελοπίδας καὶ τὰ τούτοις παραπλήσια: σχεδὸν γὰρ τὰ πλεῖστα τῶν ἐν τῇ σκηνῇ ἀναβαινόντων κακῶν εὕροι τις ἂν ὑπὸ τῆς ἀγνοίας καθάπερ ὑπὸ τραγικοῦ τινος δαίμονος κεχορηγημένα. Λέγω δὲ καὶ ἐς τὰ ἄλλα μὲν ἀποβλέπων, μάλιστα δὲ ἐς τὰς οὐκ ἀληθεῖς κατὰ τῶν συνήθων καὶ φίλων διαβολάς, ὑφ᾽ ὧν ἤδη καὶ οἶκοι ἀνάστατοι γεγόνασι καὶ πόλεις ἄρδην ἀπολώλασι, πατέρες τε κατὰ παίδων ἐξεμάνησαν καὶ ἀδελφοὶ κατὰ τῶν ὁμογενῶν καὶ παῖδες κατὰ τῶν γειναμένων καὶ ἐρασταὶ κατὰ τῶν ἐρωμένων: πολλαὶ δὲ καὶ φιλίαι συνεκόπησαν καὶ ὅρκοι ^ συνεχύθησαν ὑπὸ τῆς κατὰ τὰς διαβολὰς πιθανότητος”.

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