Fabio Capello, ct della Russia, è stato convocato il prossimo 3 ottobre al Parlamento russo per fornire spiegazioni sul fallimento della nazionale in Brasile.

Zero vittorie, due pareggi e una sconfitta: Capello, che ha da poco rinnovato il contratto sino al 2018, anno in cui la Russia ospiterà i Mondiali, alla cifra netta di 8 milioni, sarà sottoposto a una serie di domande e dovrà difendersi dalle accuse di chi lo ha definito un “ladro”, come il leader del partito liberaldemocratico Vladimir Zhirinovsky, che gli ha chiesto di “restituire se non tutti, almeno metà dei soldi incassati dalla federazione” durante la riunione alla Duma, la camera bassa del parlamento russo, di ieri.

“Con questa squadra siamo arrivati al Mondiale per la prima volta dopo 12 anni. Penso di aver fatto un buon lavoro finora ed è un peccato che non siamo riusciti ad andare avanti”, si è difeso “Don Fabio”, che imputa la colpa del fallimento ai giocatori a disposizione, la cui qualità non è stata paragonabile a quella dei suoi colleghi, come Igor Akinfeev, il portiere che si è rivelato “un citofono”.