Fondi in cambio dello stop ai ricorsi contro lo Stato | Intesa Crocetta-Mef, Armao: “L’accordo è nullo”

di Stefania Brusca

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Fondi in cambio dello stop ai ricorsi contro lo Stato | Intesa Crocetta-Mef, Armao: “L’accordo è nullo”

| venerdì 04 Luglio 2014 - 10:10

Ancora polemiche in Sicilia. Al centro del dibattito un “patto” con lo Stato che sarebbe stato siglato dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta. “La Regione si impegna a ritirare, entro il 30 luglio 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato prendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o di atti consequenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo”. L’accordo a firma del presidente della Regione Crocetta e il ministero dell’Economia lo scorso 5 giugno ora incendia il dibattito dentro e fuori l’Ars. Ma il nodo principale riguarda il sesto punto con l’impegno della Regione a ritirarsi da tutte le cause pendenti contro lo Stato, in cambio di fondi derivanti dalla rinegoziazione del patto di stabilità: 500 milioni di euro.

Crocetta si impegnerebbe anche, in qualità di presidente della Regione, a “rinunciare per gli anni 2014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”. Un’intesa che avrebbe consentito, alla Regione, di ricevere dallo Stato immediatamente qualcosa come mezzo miliardo di euro.

L’accordo che “si ritiene che il Presidente della Regione abbia sottoscritto” afferma l’ex assessore all’Economia Gaetano Armao, è stato siglato “non solo in assenza di delibera preventiva della Giunta regionale (non risulta alcuna delibera in tal senso dal sito nel quale obbligatoriamente tali delibere debbono essere pubblicate), ma anche della dovuta informativa, se non preventiva condivisione, da parte del Parlamento regionale, in tal guisa violando lo Statuto e l’ordinamento regionale”.

Per Armao va inoltre precisato che “gli obblighi più gravosi unilateralmente assunti dal Presidente della Regione – che  non risulta abbiano precedenti in quelli stipulati con le altre Regioni  speciali – non solo non trovano riferimento nella norma invocata a fondamento di detto accordo (l. 24 dicembre 2012, n. 228, art. 1 c. 454), ma neanche nella  più ampia previsione dell’art. 27 della l. n. 42 del 2009, nella lettura che ne  ha offerto la Corte costituzionale nella copiosa giurisprudenza in materia  (201/2010, 64,71,178/2012 etc.), che anche a voler ritenere applicabile alla  fattispecie, postula ben altre forme per l’assunzione della decisione finale”.

“Per di più tale accordo – aggiunge Armao – interferisce sulla trattativa sull’autonomia finanziaria nel contesto del federalismo fiscale avviata nel giugno del 2012, ed inopinatamente abbandonata dal Governo Crocetta, e che così viene in parte svuotata di significato in spregio alle prerogative statutarie, rendendone ancor più improbabile la definizione”. Armao ha anche inviato una lettera al presidente dell’Ars Ardizzone, per invitare il Parlamento a prendere posizione su questa vicenda. “Siamo di fronte – ha concluso Armao – a un tradimento dello Statuto di cui si è reso responsabile il Presidente della Regione di fronte all’intero popolo siciliano”.

Bocciatura netta anche da parte del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle “Crocetta ha svenduto la Sicilia e lo Statuto per un piatto di lenticchie all’insaputa dei siciliani e del Parlamento. Mercoledì, se ne ha il coraggio, venga a spiegare in aula quali sono i vantaggi di quarta grande operazione”.  La Sicilia, aggiungono i pentastellati, “rinuncia definitivamente alle prerogative dello Statuto speciale, archiviando 68 anni di storia e di battaglie e contenziosi contro lo Stato”.

“Per poco più di 500 milioni di euro, frutto della rinegoziazione del patto di stabilità – affermano i parlamentari Cinquestelle all’Ars – Crocetta, senza chiedere il permesso al popolo siciliano, senza riferire in aula in merito alle trattative e quindi al loro esito, ha accettato le condizioni unilaterali di Renzi, umiliando i siciliani e la Sicilia. Ecco il prezzo del mancato commissariamento della Regione: abbonare allo Stato – come sostenuto da autorevoli fonti – qualcosa come 5 miliardi di euro. Mercoledì prossimo il governatore venga in aula a spiegare ai siciliani quali sono i vantaggi di questa rinuncia, sempre che ce ne sia qualcuno”. Al governatore i parlamentari M5S chiedono di tornare immediatamente sui propri passi. “Se davvero – affermano – da questo accordo si può recedere, allora lo si faccia immediatamente. Poi Crocetta tolga il disturbo e si faccia da parte, una volta per tutte”.

 

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