Palermo in bilico sulle rotaie del cambiamento | Uno sguardo al futuro ricordando il passato

di Valentina Gebbia

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Palermo in bilico sulle rotaie del cambiamento | Uno sguardo al futuro ricordando il passato

| lunedì 21 Luglio 2014 - 13:49

Non si può dire che i palermitani non abbiano avuto di che riempirsi gli occhi, nella passata metà luglio di nuvole e freschetto. Intatta è la capacità di emozionarsi ancora, da parte di questa originale popolazione-patrimonio dell’umanità, che si commuove al passaggio della sua Santuzza portata in trionfo e, nel medesimo istante, lascia cadere a terra la bottiglia di birra vuota, l’involto delle panelle e la pollanca consumata. Per strada, fra i palazzi maestosi, la Cattedrale illuminata di sogni, il Teatro del Sole. A terra, cioè in quell’immaginario nulla che non l’ha mai riguardata. Vittime e carnefici di Palermo, i palermitani.

L’altro motivo di commozione, non a caso lo si è fatto coincidere col tripudio annuale dell’amato Festino: la presentazione alla città del nuovo tram. Perché, per fortuna, l’ultima a morire da queste parti sembra proprio la speranza ed è bello scoprirla negli occhi di chi ha tutto il diritto di crederci: i bambini. Loro infatti possono, a pieno titolo, essere avulsi dall’eterna disputa cittadina – tra disfattisti e ottimisti – a proposito dei cambiamenti, e riguardo al termine che non ha una precisa traduzione dall’italiano al palermitano: futuro.

I bambini che hanno assistito al tragitto di prova del nuovo tram, candido ed elegante, si sono sentiti catapultare in un luogo sconosciuto, quasi una città da videogioco. Fra i sorrisi, dicono di non veder l’ora di poter salire a bordo delle magiche vetture che condizioneranno i semafori, andranno da un capolinea all’altro a tempo di record, correranno oltre le paludi di auto in coda e vanteranno una puntualità londinese, stigmatizzata dalle colonnine presenti a ogni fermata.

Gli adulti ottimisti parlano di mobilità rivoluzionata, di progresso che reinventa il passato, di Palermo che si trasformerà in una città finalmente all’altezza degli standard europei, con traffico ridotto al minimo, derive ecologiche, periferie valorizzate. I disfattisti, sono certi che il non-cambiamento gattopardiano sarà l’unica realtà possibile, sanno che nessuno pagherà il biglietto su quelle vetture come ha sempre fatto sui maleodoranti autobus, giurano sul palermitano che si avviterà nel cordone ombelicale che lo lega alla propria auto e non l’abbandonerà a casa, inorridiscono nel sentir nominare la società gerente Amat.

Fra gli adulti, sono un caso a parte coloro che erano bambini negli ultimi anni trenta, che magari erano arrivati dai paesi della provincia, quelli che si addormentavano al suono cadenzato della scarica elettrica del tram che percorreva la strada sotto casa, una specie di nenia familiare che li faceva sentire importanti, cittadini del capoluogo. I bambini di oggi non lo conoscono quell’orgoglio, ne sentono parlare solo allo stadio, ed è un concetto mutevole, come le sorti dei campionati. Ma sono sempre loro, i bambini, quelli che possono intravedere orizzonti diversi. Insieme ai pazzi. Quelli, cioè, ancora capaci di sognare, di credere che le cose cambiano solo se ciascuno si sforza di cambiarle ogni giorno, un pezzetto per volta, insegnandolo pure agli altri, con dedizione e pazienza, come è accaduto per tutti i grandi mutamenti.

Perchè dovrebbe fare eccezione proprio una città baciata dalla natura, bella come il sole che l’accarezza tutto l’anno, così ricca da essersi sempre comportata da povera per paura di essere derubata? Perché i pazzi e i bambini non possono restituirle ciò che i palermitani adulti della storia le hanno sempre sottratto? E poi c’è la categoria di adulti palermitani che sono un po’ pazzi e sono rimasti anche un po’ bambini. Questi voteranno per scegliere il nome del tram: Genio, Piuma o Filo. Dibatteranno sul vestito che le magnifiche vetture indosseranno meglio… Chissà che non siano in tanti, tanti ad usare regolarmente il tram rinunciando alle abitudini incancrenite, trattandolo come fosse il salotto di casa, ammirando fieri le vetture che gli esperti considerano fra le più belle al mondo. Chissà che non scoprano i luoghi delle fermate mai sentite nominare che, pur trovandosi in quartieri della propria città, non sapevano esistessero.

Palermo ha sempre patito le individualità convinte di essere uniche e onniscienti, quelle che non hanno mai avuto bisogno di condividere nulla, neppure Palermo. L’individualismo e il disamore sono le cause più evidenti dei nostri tanti sfaceli. Al Festino, però, i palermitani si strusciano l’uno con l’altro mischiando sudori e umori, camminano ammassati come corpo unico, fianco a fianco, portando bambini al collo che si addormentano prima dei fuochi d’artificio. Palermitani tutti uguali, tutti con gli occhi al cielo. Uno dei pazzi direbbe che quello, forse, è il miracolo annuale della Santuzza e che magari, quest’anno, andrà oltre il 14 luglio.

Muovendosi sulle rotaie di un tram.

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