Killer di mafia finalista a premio Sciascia

di Alessia Rotolo

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Killer di mafia finalista a premio Sciascia

| giovedì 28 Agosto 2014 - 18:57

Un killer di mafia scrive, insieme a un giornalista, un libro sulla sua carriera criminale che entra tra i finalisti di un premio letterario intitolato a Leonardo Sciascia e un componente della giuria si dimette per protesta. È accaduto al Premio Racalmare-Leonardo Sciascia, il cui vincitore sarà designato domenica sera nella piazza di Grotte, un paese dell’agrigentino confinante con Racalmuto, da una giuria popolare di lettori. L’opera “incriminata” si intitola ‘Malerba’ (Mondadori), un’ autobiografia scritta da Giuseppe Grassonelli, mafioso di Porto Empedocle (condannato all’ergastolo per diversi omicidi), insieme al giornalista del Tg5 Carmelo Sardo.

La decisione della giuria, presieduta dal giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, di inserire l’opera tra i tre finalisti del Premio – per la cronaca gli altri due sono Caterina Chinnici con “È così lieve il tuo bacio sulla fronte” (Bairon) e Salvatore Falzone con il giallo “Piccola Atene” (Mondadori) – ha però suscitato l’immediata reazione di Gaspare Agnello, giurato storico del Racalmare e amico personale di Sciascia. In una lettera aperta pubblicata dal quotidiano “La Sicilia” Agnello, dopo avere sottolineato che Grassonelli “non è neanche un collaboratore di giustizia”, si chiede: “È possibile che un ergastolano che si è macchiato di crimini efferati e le cui ferite sono vive nelle carni delle sue vittime partecipi a un premio letterario di cui sono stati protagonisti Sciascia, Consolo e Bufalino”. Gli organizzatori del premio hanno fatto sapere che replicheranno ad Agnello nel corso della conferenza stampa che si svolgerà domani pomeriggio al Palazzo dei Normanni di Palermo, alla presenza dei tre autori finalisti.

Lo scrittore Carmelo Sardo replica alle dichiarazioni di Gaspare Agnello. Il fatto di attribuire la paternità del libro al solo Giuseppe Grassonelli, secondo l’altro autore ” è chiaramente un’illazione che gli è servita per giustificare poi la sua contestazione. Sarebbe bastato che mi chiamasse per chiedermi come e perché sia stato scritto a quattro mani e gliel’avrei banalmente spiegato”. Sardo contesta inoltre il fatto che per Agnello un libro come “Malerba” non possa essere tra i finalisti del premio perché offenderebbe la memoria delle vittime e non sarebbe gradito a Sciascia: “Questo – ribatte – fa denotare da un lato una scarsa comprensione del testo, del suo valore e del suo messaggio, dall’altro una scarsa conoscenza della personalità di Sciascia, dell’attenzione che poneva ai temi legati alla giustizia, alle condanne e al recupero, tanto da far sospettare a chiunque abbia letto i suoi libri e ne conosca filosofia e pensiero che uno come Sciascia sarebbe anzi stato portato ad accogliere di buon grado che un libro come ‘Malerba’ fosse scelto tra i finalisti di un premio alla sua memoria”.

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