Palermo ricorda il generale Dalla Chiesa | Tra memoria, impegno civile e nuove rivelazioni

di Nadia Palazzolo

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Palermo ricorda il generale Dalla Chiesa | Tra memoria, impegno civile e nuove rivelazioni

| mercoledì 03 Settembre 2014 - 11:16

Palermo torna indietro nel tempo, al 1982, rivive una delle pagine più dolorose della sua storia. Il capoluogo oggi si ferma per ricordare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e il poliziotto di scorta Domenico Russo, uccisi dalla mafia 32 anni fa.

Sul luogo dell’agguato, in via Isidoro Carini, la deposizione delle corone di fiori. Una cerimonia semplice, quella che si rinnova ogni anno, alla quale hanno partecipato anche il figlio del generale, Nando Dalla Chiesa, il presidente del senato Piero Grasso, il presidente della commissione antimafia Rosi Bindi, il cardinale di Palermo Paolo Romeo, il sindaco Leoluca Orlando ed esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine.

“Sono qua – ha detto Grasso – per rendere omaggio alla memoria del prefetto Dalla Chiesa, simbolo della lotta dello Stato a Cosa Nostra. Dobbiamo fare in modo che quello che è successo a lui non succeda più. Oggi è difficile che qualcuno delle istituzioni resti solo, perché la società civile è vigile. Movimenti come Addiopizzo fanno onore a Dalla Chiesa”.

Dopo 32 anni i colpevoli hanno un nome e un volto, ma continuano a emergere nuovi dettagli. I mandanti dell’agguato sono stai identificati nei capimafia Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. E proprio dalle parole di Totò Riina arrivano nuovi elementi. Parlando in carcere con un detenuto, il boss ha esplicitamente detto che qualcuno svuotò, dopo il delitto, la cassaforte della residenza palermitana del generale. Tema più volte rilanciato dai familiari di Dalla Chiesa che trovano, ora, una singolare conferma nelle dichiarazioni intercettate del capomafia.

“Le parole intercettate di Totò Riina –  ha commentato Nando Dalla Chiesa – confermano i sospetti che manifestammo da subito. Quando, riferendosi a chi svuotò la cassaforte, dice ‘loro’ vuol dire che nella casa di mio padre certo non entrò Cosa Nostra”.

Che siano fondate o meno, le parole di Riina gettano nuove ombre sulla storia di Palermo e dell’Italia. “La commissione Antimafia  – ha annunciato Rosi Bindi – ha chiesto alla magistratura di avere le intercettazioni in carcere”.

 

 

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