Omicidio Davide Bifolco, il carabiniere si difende | “Sono inciampato ed è partito il colpo”

di Redazione

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Omicidio Davide Bifolco, il carabiniere si difende | “Sono inciampato ed è partito il colpo”

| domenica 07 Settembre 2014 - 11:11

È inciampato mente inseguiva tre ragazzi in motorino che non si era fermati all’alt. È inciampato e dalla sua pistola è partito un colpo. Quel colpo che ha ucciso il 17enne napoletano Davide Bifolco.

È questa la versione che ha raccontato agli inquirenti il carabiniere che ha ucciso accidentalmente il giovane. Accusato di omicidio colposo, per i parenti di Davide non ci sono dubbi: “Deve marcire in galera”. Lo hanno gridato sin dal primo istante e lo hanno ribadito al corteo di ieri.

“Perché avevo la pistola con il colpo in canna? Credevo fossero armati – ha dichiarato il carabiniere -. Avevo nella destra la mia arma con il colpo in canna, e con la sinistra cercavo di bloccare il soggetto con il giubbotto rosso che stava per scappare di nuovo (l’amico della vittima, Salvatore Triunfo, ndr )”.

Una tragica notte quella tra giovedì e venerdì scorso. Tre ragazzi in motorino, senza casco e senza assicurazione, non si fermano al posto di blocco al Rione Traiano e inizia l’inseguimento. Tra loro ci sarebbe stato il latitante Arturo Equabile: per questo motivo i militari hanno seguito lo sccoter.

“All’altezza del viale Traiano – spiega il carabiniere al pm – vediamo quel ciclomotore con tre persone a bordo. Li inseguiamo, arriviamo fino al senso rotatorio di via Cinthia e quando loro svoltano, io riconosco seduto proprio in mezzo il soggetto: Equabile”. Ed è a quel punto che il carabiniere scorgerebbe anche qualcosa di metallico come riporta La Repubblica. “Vedo una sorta di scintillìo, che proviene da qualcosa di metallico, il soggetto ce l’ha nella sinistra”. Poi la corsa dura, “loro cercano di superare il cordolo dello spartitraffico, noi gli stiamo dietro, quando lo scooter perde velocità e si arena noi ormai non riusciamo a fermarci e finiamo per toccarli e farli cadere”.

Ma la dinamica resta ancora da chiarire. Secondo alcuni testimonianza a scappare non sarebbe stato un latitante ma un altro ragazzo del quartiere preso dal panico. E i parenti di Davide sostengono che il giovane era un ragazzo d’oro, un innocente che non meritava di morire in questo modo.

Intanto il Carabiniere, che nel frattempo, da prassi, è stato affiancato da uno psicologo, ci tiene a precisare: “Non ho mai puntato la pistola né, contro quel giovane, né contro altri presenti”, ma per i familiari non è così. E chiedono che venga rispettato il loro dolore e la memoria di Davide: “Nostro figlio deve essere ancora seppellito, nessuno e dico nessuno deve sentirsi autorizzato a compiere atti di violenza anche verbale in suo nome. Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Noi chiediamo soltanto giustizia. Chi usa la violenza in suo nome non sa quanto danno fa a lui e alla nostra famiglia”.

L’avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta la famiglia di Davide Bifolco, ha nominato il professor Vittorio Fineschi, della Sapienza di Roma, perito di parte per l’autopsia in programma domani mattina a Napoli. Tramite lo stesso Fineschi, il legale ha chiesto che, prima dell’esame autoptico, si proceda con una Tac ”come da protocollo internazionale”. Consulente balistico è stato nominato l’ingegner Marco Zonaro.

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