11 settembre, tredici anni dopo con la minaccia Isis | Il ricordo della strage delle Torri Gemelle /FT

di Redazione

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11 settembre, tredici anni dopo con la minaccia Isis | Il ricordo della strage delle Torri Gemelle /FT

| mercoledì 10 Settembre 2014 - 17:37

Sono già passati 13 anni, ma i ricordi rimangono fervidi nelle menti sia di chi quei momenti li ha vissuti, sia di chi li ha guardati tramite lo schermo di un televisore. L’11 settembre 2001, il giorno che ha cambiato l’America, anzi, il mondo. Il bilancio delle vittime fa ancora accapponare la pelle: 2.974 persone morirono nei quattro attentati e, tra queste, 2.752 persero la vita nell’attacco alle torri gemelle.

Ore 8.46: il Boeing 767 del volo American Airlines 11 si schianta sulla torre nord. Sembra si sia trattato di un incidente, ma qualche minuto dopo, alle 9.03, il volo 175 della American Airlines colpisce anche la torre sud. Mezz’ora dopo, alle 9.37, un Boeing 757 viene lanciato contro una sezione del Pentagono. Parallelamente, alle 10.03 arriva la notizia che un altro aereo, probabilmente destinato ad essere dirottato contro la Casa Bianca o il Campidoglio, è precipitato nella campagna vicino Shanksville, in Pennsylvania.

“È dovere di ogni musulmano, uccidere gli americani, in qualunque luogo”. La matrice terroristica degli attacchi fu evidente quasi da subito. Osama Bin Laden, il 16 settembre 2001, tramite l’emittente Al Jazeera negò qualsiasi coinvolgimento nei quattro attentati, dichiarazione smentita nel novembre successivo, quando le forze statunitensi recuperarono una registrazione in una casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan, in cui Bin Laden ammetteva a Khaled a-Harbi di aver saputo in anticipo degli attacchi. Soltanto nel 2004, poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi, il capo di Al-Qaida rivendicò pubblicamente il suo coinvolgimento negli attacchi agli Stati Uniti. “Siamo liberi, e vogliamo riottenere la libertà per la nostra nazione. Così come voi indebolite la nostra sicurezza, noi indeboliamo la vostra”.

>IL VIDEO DELLA DECAPITAZIONE DEL REPORTER USA FOLEY

La “guerra al terrorismo”. L’allora presidente George Bush dichiarò pubblicamente le sue intenzioni di portare Osama bin Laden e Al-Qaida davanti alla giustizia, e di prevenire la costituzione di nuovi reti terroristiche. Per perseguire questi obiettivi, i mezzi previsti includevano anche gli interventi militari. Così, il 7 ottobre 2001, alle ore 16.15 italiane, iniziò la guerra in Afghanistan, quando le forza armate statunitensi e britanniche iniziarono un bombardamento aereo su Kabul, con l’obiettivo di colpire le forze talebane e di Al-Qaida. Il 2 maggio 2011, nel corso della “Operation Neptune Spear”, le forze speciali USA dichiararono ufficialmente l’uccisione di Osama bin Laden nei pressi di Abbottabad, nel Pakistan.

Milioni di persone si recano ogni anno a Ground Zero al National Septemer 11 Memorial & Museum per ricordare le migliaia di vittime innocenti morte quel triste giorno, rinominato da molti come “l’inizio del nuovo millennio” a causa delle conseguenze devastanti scaturite da esso.

Il ricordo della tragedia dell’11 settembre è ancora più forte in un momento in cui l’estremismo islamico torna a minacciare gli Stati Uniti. Con le decapitazioni brutali dei due reporter James Foley e Steven Sotloff e i video di minaccia, Barack Obama è pronto a dichiarare guerra all’Isis. La nuova sfida che gli States vogliono affrontare affonda le sue radici in una delle più grosse tragedie del mondo occidentale.

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