Federvini lancia l’allarme accise | A rischio il futuro del Marsala

di Redazione

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Federvini lancia l’allarme accise | A rischio il futuro del Marsala

| venerdì 14 Novembre 2014 - 13:34

Novanta milioni di euro di fatturato l’anno, 15 aziende siciliane produttrici e oltre 1.000 addetti nella filiera allargata. Questi i numeri del Marsala, il vino liquoroso più famoso d’Italia, la cui sopravvivenza è messa a rischio dal continuo aumento delle accise.

A lanciare l’Sos è Federvini che, questa mattina, a Palermo, presso la sede di Confindustria Sicilia, ha diffuso i dati relativi al comparto, in occasione del dibattito “Allarme accise. A rischio il futuro del Marsala”.

All’incontro hanno preso parte il presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno; il direttore generale di Federvini – Federazione italiana industriali produttori, esportatori e importatori di vini, acqueviti, liquori, sciroppi, aceto ed affini – Ottavio Cagiano de Azevedo; il presidente di Federvini Sicilia, Benedetto Renda; e il consigliere delegato del Consorzio di tutela del vino Marsala, Diego Maggio.

Gli incrementi delle accise sugli spiriti e sui prodotti intermedi, che interessano anche il Marsala, raggiungeranno infatti quota +30% a gennaio 2015. L’impatto di questa manovra sul fronte occupazionale, secondo quanto stimato da uno studio condotto da Trade Lab per Federvini, comporterebbe il taglio di oltre 6.700 posti di lavoro a livello nazionale, indebolendo gravemente un settore produttivo che esprime alcune eccellenze regionali molto famose al mondo, tra cui il Marsala.

In particolare, secondo Trade Lab, in un mercato che già mostra una variazione tendenziale media delle vendite pari al -3,7% a volume e -1,4% a valore, il maggior gettito ipoteticamente generato dalla crescita delle accise al 30% risulterebbe neutralizzato dagli effetti derivanti da un’ulteriore contrazione delle vendite pari al -9,4% a volume, con circa 23 milioni di litri persi.

Con questa accelerazione nel calo dei consumi l’impatto delle accise sul bilancio pubblico sarebbe nullo, con un saldo netto delle entrate fiscali pari a -2,8 milioni di euro: le maggiori entrate originate nel breve termine dalle accise verrebbero quindi interamente compensate dai minori introiti derivanti da tasse sulle imprese e sul lavoro legati alla perdita dei posti di lavoro.

“Siamo oggi ospiti in Confindustria Sicilia per lanciare l’allarme anche sul territorio siciliano dove è a rischio la sopravvivenza del vino liquoroso più famoso al mondo, il Marsala”, ha dichiarato Ottavio Cagiano de Azevedo.

“L’impatto più forte a seguito dell’ultimo incremento accise previsto per gennaio 2015 – ha detto Gregory Bongiorno – si avrà proprio sulle produzioni di quei territori come la Sicilia che, per tradizione e per una presenza capillare di imprese di piccole e medie dimensioni, hanno creato dei veri distretti di qualità”.

“Dal primo gennaio di quest’anno – ha aggiunto Diego Maggio – l’aumento d’accisa che ha interessato il vino Marsala è stato pari a 78,81 euro per ettolitro, appena due mesi dopo l’ulteriore aumento è arrivato a ben 80,71 euro. Dal primo gennaio 2015 l’aumento di accisa si attesterà a 88,67 euro per ettolitro. La situazione prospettata davanti a questi gravosi aumenti potrebbe rappresentare il ‘colpo di grazia’ per numerose nostre aziende, specialmente per quelle che sostanziano il proprio fatturato vendendo nel mercato italiano, che registra una spaventosa e repentina crisi dei consumi”.

La filiera degli spiriti in Italia, insieme a quella dei vini, conta più di 340mila strutture produttive e dà lavoro a tempo pieno a 332.500 addetti. La filiera allargata occupa 1,2 milioni di addetti, che direttamente o meno sono collegati alla catena della produzione e commercializzazione. Il valore della produzione è stimato in circa 25 miliardi di euro e genera entrate fiscali e contributive pari a 8,5 miliardi.

Per contrastare l’aumento delle accise e sostenere il Made in Italy rappresentato anche dalle eccellenze del comparto delle bevande alcoliche, tra cui le grappe, è possibile firmare la petizione online, collegandosi all’indirizzo www.stopalleaccise.it

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