Ragusa, in carcere la madre del piccolo Loris | Dura cinque ore il secondo interrogatorio

di Redazione

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Ragusa, in carcere la madre del piccolo Loris | Dura cinque ore il secondo interrogatorio

| martedì 09 Dicembre 2014 - 08:20

È terminato dopo cinque ore l’interrogatorio della madre di Loris, Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlio e di averne occultato il cadavere. Anche oggi, secondo quanto si apprende, la donna non avrebbe ammesso alcuna responsabilità dell’omicidio e avrebbe ribadito la sua versione dei fatti.

Al termine dell’interrogatorio in questura a Ragusa, la donna è scoppiata a piangere e ha ribadito, ancora una volta, di non aver alcuna responsabilità nella morte del figlio. “Io collaboro, collaboro – ha detto – ma non ho ucciso mio figlio”.

IL DECRETO DI FERMO – Veronica Panarello avrebbe provocato la morte di Loris per soffocamento “aggredendolo mediante azione di strangolamento portata con l’uso di una fascetta stringicavo in plastica”. È quanto scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo – di cui l’ANSA ha preso visione – contestando alla donna l’aggravante della crudeltà e del legame di parentela.

L’esame dei filmati e le testimonianze “consentivano di documentare, oltre ogni ragionevole dubbio, che il piccolo Loris non usci più dal condominio” dopo esser tornato a casa. E che “nell’intervallo tra le 8.49 e le 9.23 di sabato” nessun altra persona non conosciuta entrò nel condominio. Lo scrivono i pubblici ministeri di Ragusa nel decreto di fermo nei confronti di Veronica Panarello. L’auto della madre Loris, “a oltre 200 metri da questo ultimo impianto di carburante” (il distributore Erg, ndr), “svoltava a destra immettendosi nella strada poderale che conduce al Mulino Vecchio”, dove è stato trovato il piccolo.

Le dichiarazioni – continuano i pm –  di Veronica Panarello “confliggono palesemente con le risultanze delle registrazioni degli impianti di video sorveglianza installati lungo l’effettivo percorso seguito dalla Panarello proprio quella mattina”. Lo scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo emesso nei confronti della mamma di Loris.

IL DNA – Esperti della Polizia Scientifica hanno eseguito un prelievo del Dna di Veronica Panarello, per fare dei confronti comparativi con altri campioni isolati durante le indagini. La donna, a conclusione di tutte le attività in corso nella Questura di Ragusa, è stata trasferita nel carcere di Piazza Lanza a Catania.

La posizione della donna passa ora all’esame del giudice per le indagini preliminari. Entro 48 ore dalla notifica del provvedimento, avvenuta la scorsa notte e fondato sul pericolo di fuga dell’indagata, il pm dovrà chiedere al gip la convalida del fermo e, se ritiene, l’emissione di una misura cautelare. Nel caso della mamma del piccolo Loris, sembra scontato, data la gravità dei reati contestati (l’omicidio volontario aggravato è punito con l’ergastolo), che il pm chiederà la custodia cautelare in carcere. Ricevuta la richiesta, il giudice avrà altre 48 ore per fissare la data dell’udienza di convalida. L’udienza si svolgerà in camera di consiglio con la partecipazione del difensore della persona fermata. Nel corso dell’udienza il pm indicherà i motivi del fermo e formulerà le richieste di misure cautelari. Il gip interrogherà l’indagata e, conclusa l’udienza, potrà: – convalidare il fermo ed emettere un’ordinanza che dispone una misura cautelare; – convalidare il fermo ma non disporre una misura cautelare e, di conseguenza, liberare l’indagata; – non convalidare il fermo perché eseguito in mancanza delle presupposti previsti dal codice, ma disporre ugualmente una misura cautelare; – non convalidare il fermo ed ordinare la liberazione dell’indagato se non ravvisa gravi indizi di colpevolezza. Il fermo cessa comunque di avere efficacia se l’ordinanza di convalida non è pronunciata o depositata nelle 48 ore successive al momento in cui il fermato è posto a disposizione del giudice. Considerati i tempi fissati dal codice, è verosimile che la procedura per la convalida del fermo di Veronica Panarello e l’eventuale adozione di una misura cautelare si esaurirà entro la fine della settimana.

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LA REAZIONE – “Vergogna, vergogna…” e insulti: così alcune decine di cittadini hanno inveito contro la mamma di Loris quando è uscita dalla Questura di Ragusa per essere condotta, in stato di fermo per l’omicidio del figlio, nel carcere di Catania. Applausi, invece, sono stati scanditi al passaggio delle forze dell’ordine.

“Assassina, assassina, devi morire…”. I detenuti del carcere di piazza Lanza hanno reagito così all’arrivo della mamma di Loris nella struttura di Catania. Le urla, accompagnate da sonori fischi, si sentono anche fuori della casa circondariale e si uniscono a quelle di un centinaio di persone che sono all’esterno.

IL LEGALE DELLA DONNA – Quella della procura di Ragusa, affidata a polizia e carabinieri, è stata “un’indagine leggermente frettolosa”. È questa la valutazione del legale di Veronica Panarello, avvocato Francesco Villardita, dopo l’interrogatorio della sua assistita. “Sono certo – ha aggiunto – che alla fine si potrà giungere alla verità”.

“Serena per l’inchiesta ma distrutta dal punto di vista umano: le manca suo figlio e anche la sua famiglia” ha continuato il legale, dopo l’interrogatorio della mamma di Loris. “Ma chi ha detto che Loris è tornato a casa? Da quel filmato visionato con la mia assistita non si riconosce nessuno. E abbiamo anche prove testimoniali che dimostrano che il bambino è stato accompagnato a scuola” ha aggiunto.

Veronica Panariello, ha spiegato il suo legale, “lo ha ribadito con grande e assoluta certezza: lei ha accompagnato Loris a scuola”. E, secondo il penalista, “ci sono testimonianze che saranno valutate nelle sedi opportune”. Per l’avvocato la donna “non ha sospetti su chi possa averlo ucciso” e il suo “unico interesse, oltre a scagionare se stessa da questa infamante accusa, è di trovare il vero colpevole”. La mamma di Loris, ha confermato l’avvocato Villardita, si è “sottoposta spontaneamente e con serenità ad un prelievo del Dna, attraverso un tampone salivare”.

IL PARERE DEGLI PSICHIATRI – Se fosse provato che è stata la mamma, Veronica Panarello, ad uccidere il piccolo Loris, la causa potrebbe comunque non essere necessariamente una patologia mentale. A sostenerlo sono gli psichiatri, sia pure sottolineando come dietro gesti gravissimi spesso vi siano disagi psicologici negati e che le famiglie sottovalutano nel tempo. ”Nell’ipotesi in cui sia stata la mamma a uccidere il bambino, non necessariamente si tratterebbe di un caso di malattia mentale – afferma Emilio Sacchetti, presidente della Società Italiana di Psichiatria -. L’equazione ‘efferatezza uguale psichiatria’ non esiste, se c’è una malattia mentale si devono vedere dei segni importanti, non ci si ammala da un giorno all’altro”. Insomma, sottolinea l’esperto, ”prima di tirare in causa la psichiatria bisogna trovare elementi concreti, e da quello che sta emergendo finora non se ne vedono: potremmo semplicemente essere nel campo delinquenziale, e non sarebbe la prima volta”. Secondo Sacchetti, infatti, gli elementi del passato della mamma del bimbo che sono emersi, come la possibile ‘infanzia infelice’, non sono sufficienti: ”Per il momento – rileva – non mi sembra ci siano i segni di una malattia mentale”. Tuttavia, è anche vero che spesso ”le famiglie sottovalutano i comportamenti sospetti” perchè ”il disagio psichico è vissuto come una terribile vergogna”, osserva la psicologa Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione Europea Disturbi da attacchi di Panico (Eurodap). Se la malattia mentale non è al momento accertata, prosegue, ”nella vita della mamma di Loris ci sono però stati momenti difficili che hanno evidenziato i disagi della donna. Se la sua responsabilità venisse confermata, come è possibile che nessuno abbia notato dei suoi comportamenti strani? Ciò è possibile – afferma – proprio perchè tutto ciò che è disagio psicologico o psichico viene negato perché non viene considerato una malattia”. E tre, avverte la psicologa, sono gli ”indicatori di pericolo” ed i comportamenti che ”non vanno sottovalutati”: ”Primo indicatore di pericolo sono gli sbalzi di umore, anche rispetto ai figli. Secondo indicatore è l’essere mitomani e terzo è il vittimismo legato a sensazioni persecutorie. Dinanzi a tali segnali d’allarme – conclude Vinciguerra – bisogna farsi aiutare da un medico e andare a fondo”.

LE DICHIARAZIONI – Fino a quando non si riuscirà a fare definitiva chiarezza sulle vicenda, tutte le persone a vario titolo coinvolte nell’omicidio del piccolo Loris stanno mantenendo il massimo riserbo e sono brevi le dichiarazioni che hanno rilasciato ai cronisti ancora sul posto.

“Non voglio parlare, non è il momento: sono molto alterato”. È l’unico commento rilasciato al telefono da Andrea Stival, il nonno paterno di Loris, che non vuole commentare la notizia del fermo della nuora, Veronica Panarello.

“Non è il momento di parlare. Sono venuti gli psicologi in classe e tutto a scuola è normale, per quello che è possibile in questo momento”. Sono queste le uniche parole dette, alla fine della lezione alla Falcone-Borsellino, da Teresa Iacona, una delle due maestre della terza elementare frequentata da Loris Stival.

 “Non ci posso credere che una madre uccide il proprio figlio”. Lo ha detto la dirigente scolastica della ‘Falcone-Borsellino’, Giovanna Campo, commentando il fermo della procura di Ragusa della madre di Loris per omicidio. La dirigente ha confermato che stamattina a scuola sono andati quattro psicologi dell’Asp, che hanno incontrato gli alunni, e “in particolare nella III classe elementare, frequentata dal bambino, dove il vuoto è ancora grande”. “I ragazzi avevano voglia di parlare – ha ricostruito Giovanna Campo – ognuno ha dato la propria versione dell’accaduto, con una ricostruzione personale. Li ho invitati alla prudenza come è doveroso, spiegando loro la differenza tra fatto certo e ipotesi”. La preside ha spiegato che gli alunni “non erano turbati”, sottolineando che “i bambini metabolizzano prima anche le vicende tristi, perchè sono spontanei anche nel modo di vedere la morte”. “Il problema – ha sottolineato – siamo noi grandi, che non siamo in grado di dare certezze e soprattutto trattenere le emozioni, l’emozione traspare anche perchè in questo momento è ancora tanta e c’è grande dolore”.

 

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