A 92 anni, si è spento stamani il padre del film d’inchiesta Francesco Rosi. Nato il 15 novembre del 1922 a Napoli il regista e sceneggiatore è morto a Roma, dove si era trasferito da tempo e viveva con la moglie Giancarla Mandelli, sorella della stilista Krizia.
Il suo primo lavoro indipendente, I Magliari, del 1959, racconta la storia di un immigrato, interpretato da Alberto Sordi e la sua lotta alla camorra in Germania. La pellicola delinea già quella che sarà la sua battaglia al marcio italiano attraverso la macchina da presa.
Nel 1962 arrivano i primi riconoscimenti con Salvatore Giuliano, che affronta per primo il tema del banditismo attraverso la vita del famigerato latitante. Così arrivano l’Orso d’Argento al Festival di Berlino e poi il Nastro d’Argento come miglior regista, statuetta che riceve ex aequo con Nanni Loy. Seguono capolavori del calibro di “Lucky Luciano” e soprattutto “Le mani sulla città”, che vinse il Leone d’oro a Venezia diventando ben presto un modello di cinema d’inchiesta e di impegno civile. Ha dimostrato il suo talento anche quando ha voluto percorrere strade narrative diverse con “C’era una volta”, con Sophia Loren e Omar Sharif, “Cronaca di una morte annunciata”, l’omaggio all’amato Marquez e “La tregua”, sull’Olocausto tratto dall’opera di Primo Levi.
Lo scoccare del 21esimo secolo segna il suo ritorno al teatro con la regia delle commedie di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano”,” Napoli milionaria” e “Le voci di dentro”.
Per coronare gli oltre sessant’anni di carriera nel 2012 la Biennale di Venezia gli consegna il Leone d’Oro alla carriera. La scomparsa del regista partenopeo sarà celebrata in una cerimonia civile lunedì mattina alla Casa del cinema di Roma. Alle 12 lo ricorderanno i suoi amici più cari.
