Bari, operazione anti racket: 9 arresti /VIDEO | Intimidazioni alle imprese per pagare il pizzo

di Redazione

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Bari, operazione anti racket: 9 arresti /VIDEO | Intimidazioni alle imprese per pagare il pizzo

| lunedì 02 Febbraio 2015 - 07:50

Operazione anti racket all’alba nel Barese. I carabinieri hanno arrestato nove persone su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Gli ordini di custodia cautelare arrivano al termine delle indagini avviate a ottobre.

Le indagini, avviate dai carabinieri del Reparto Operativo di Bari, hanno permesso di scoprire un grave contesto di intimidazioni ai danni di imprese locali da parte della criminalità organizzata che non si limita ad imporre il pizzo ma è entrata nella gestione degli affari per garantire il rispetto di accordi e pagamenti.

Le indagini hanno fatto emergere un grave contesto d’’intimidazione da parte della criminalità organizzata locale, che non si limita ad imporre il pizzo ma entra nella gestione degli affari delle società per garantire il rispetto di accordi e pagamenti, come emerso nel primo episodio. Talvolta, sono gli imprenditori stessi che, con leggerezza, si rivolgono ai malavitosi per risolvere i loro problemi, finendo nella morsa del racket, come accaduto nella seconda estorsione.

La prima estorsione ha avuto inizio proprio da un imprenditore di Barletta, il quale, per ottenere il pagamento di alcune fatture da parte del collega barese, non aveva esitato a prendere contatti con i fratelli Nicola e Raffaele Anemolo, ritenuti esponenti di spicco dell’’omonimo gruppo criminale operante nei quartieri baresi di Carrassi e Poggiofranco. I primi approcci minacciosi, con intimidazioni rivolte anche a familiari, avevano indotto la vittima a cercare un compromesso proponendo pagamenti rateali per estinguere un debito di circa 30.000 euro. Il cedere della vittima alle pressioni degli estortori non ha fatto altro che aggravare la situazione, inducendo i malviventi ad aggiungere interessi e fantomatiche spese legali, raddoppiando la pretesa estorsiva. La situazione disperata ha convinto l’imprenditore taglieggiato a denunciare tutto ai carabinieri, uscendo finalmente dall’’incubo.

Diversa, ma non meno inquietante, la genesi del secondo episodio, dove un piccolo imprenditore edile, che aveva appena avviato la sua attività nella zona di Bitonto, ha commesso la leggerezza di farsi presentare da un suo dipendente “degli amici” che avrebbero potuto agevolare i suoi affari sul territorio. Gli amici non erano altro che un gruppo criminale, capeggiato da Giovanni Stellacci, bitontino 26enne, ritenuto contiguo alla criminalità organizzata bitontina, in particolare al clan mafioso Conte-Cassano. Dopo i primi approcci amichevoli, è scattata la richiesta di pagare per avere una sorta di copertura assicurativa che avrebbe fatto lavorare l’’imprenditore tranquillo in tutta la zona. A ciò si sono aggiunte le pretese del dipendente, anch’’egli arrestato, che, per ottenere il pagamento di uno stipendio arretrato, non avrebbe esitato a sfruttare le minacce del gruppo criminale che ha preteso in tutto dall’’imprenditore oltre 11.000 euro, in parte recuperati dai carabinieri.

 

 

 

 

 

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