Mattarella, il primo discorso è piaciuto a tutti | “Io arbitro imparziale, giocatori siano corretti”

di Redazione

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Mattarella, il primo discorso è piaciuto a tutti | “Io arbitro imparziale, giocatori siano corretti”

| martedì 03 Febbraio 2015 - 12:39

Mezz’ora di discorso scritto davanti alle Camere riunite, una mattinata intensa per soddisfare le esigenze del pomposo protocollo. Ma Sergio Mattarella ha superato “gli esami”, confermandosi figura austera e istituzionale, ben contento di salutare e sorridere agli italiani che lungo il percorso lo hanno applaudito e incitato. Mezz’ora di discorso non solo “politicamente corretto” ma anche apprezzato da tutto l’emiciclo, con tanti richiami alle cose da fare per ridare speranza al Paese.

L’omaggio istituzionale al Parlamento, alla Corte costituzionale, e ai suoi predecessori Ciampi e Napolitano; il richiamo all’unità nazionale e un nuovo riferimento alle difficoltà degli italiani già al centro della sua prima dichiarazione dopo la sue elezione al Colle. Sergio Mattarella ha pronunciato un discorso che ha richiamato la politica, ma anche quanti hanno incarichi pubblici nel paese al compimento del proprio dovere, al rispetto della legalità, citando anche Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Senza trascurare gli aspetti della vita quotidiana del paese.

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C’era grande curiosità per le prime parole di un presidente poco conosciuto dagli italiani, che si era allontanato dalla politica attiva ma che era restato all’interno delle istituzioni, come membro della Corte costituzionale.

E come profondo conoscitore delle prerogative costituzionali del presidente della Repubblica, Mattarella ha subito chiarito di intendere il suo ruolo di arbitro, in un agone politico dove i giocatori devono assumersi l’impegno di operare per consentire al paese di riprendersi dagli effetti di una crisi che ha messo a dura prova il sistema produttivo, ma che ha impoverito le famiglie e aumentato le ingiustizie.

Un arbitro, ha chiarito il capo dello Stato, che sarà imparziale ma che vigilerà sull’osservanza della Costituzione, in una partita dove i giocatori dovranno essere corretti. Mattarella non ha voluto entrare in dettagli, ma ha lanciato un primo monito al governo a non esagerare nell’uso dei decreti, parlando della necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare.

Un messaggio inclusivo, rivolto anche alle forze politiche che non lo hanno votato; è sembrato rivolgersi ai grillini, quando ha citato “quei giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei, che rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare”. È sembrato parlare ai parlamentari a Cinque stelle quando ha chiesto di dare “un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, di non dimenticare mai l’essenza del mandato parlamentare che vuol dire essere rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese”, per riavvicinare gli italiani alla politica.

La Costituzione come strada maestra, come corpo vivo da riformare, ha detto, per rafforzare il processo democratico, ma da applicare giorno per giorno. Qui, Mattarella ha riportato al centro dell’attenzione politica, citandoli, temi sentiti come quello del lavoro, della cultura, dei giovani, dell’ambiente, di una giustizia veloce, delle donne e dei disabili, della famiglia e degli immigrati a cui ha rivolto un affettuoso saluto. Mattarella ha suscitato grandi applausi trasversali, quando ha citato la lotta alla mafia e alla corruzione come priorità, definendo le mafie un cancro pervasivo. Per sconfiggerle, ha detto, “occorre anche una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere”. Parole dure anche contro i corrotti, per le quali ha usato una frase di Papa Francesco che li ha definiti “uomini di buone maniere ma di cattive abitudini”.

Il capo dello Stato è entrato con chiarezza sul dibattito sui rapporti tra il nostro paese e le istituzioni europee: la prospettiva di una unione politica va rilanciata, ha detto.

Non sono mancati i riferimenti al terrorismo internazionale che va combattuto con fermezza e intelligenza, definendolo un attacco ai principi di libertà e democrazia e non uno scontro tra religioni o civiltà. “Chiudersi nel fortino degli stati nazionali – ha detto – sarebbe un errore“.

Altro tema caldo, quello dell’immigrazione, nei confronti della quale Mattarella ha richiamato l’Europa alle sue responsabilità, lodando gli sforzi compiuti dal nostro paese, nel soccorso e nell’accoglienza, ma anche con l’impegno delle forze armate e dei civili impegnati nelle missioni di pace nei luoghi caldi, nel mondo. Mattarella ha citato i due fucilieri, Latorre e Girone sotto inchiesta in India e i tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli, sulla cui sorte non si sa nulla, augurandosi che presto possano tornare a casa.

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