Per la Bce l’Italia ha bisogno di ulteriori riforme | “Il Pil italiano potrebbe crescere di oltre il 10%”

di Redazione

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Per la Bce l’Italia ha bisogno di ulteriori riforme | “Il Pil italiano potrebbe crescere di oltre il 10%”

| giovedì 19 Marzo 2015 - 11:52

“L’Italia necessita di ulteriori riforme per accrescere il prodotto potenziale”. Lo scrive la Banca centrale europea nel secondo bollettino economico del 2015, secondo il quale, “In caso di riforme significative nel mercato del lavoro e in quello dei beni e servizi che allineerebbero l’Italia con le migliori prassi, il Pil potrebbe crescere di oltre il 10 per cento nel lungo periodo. Un’attuazione concomitante delle riforme in entrambi i mercati potrebbe determinare un incremento del prodotto ancora maggiore”.

Il bollettino evidenzia i progressi compiuti dai paesi dell’area dell’euro sottoposti a maggiore stress nell’ambito delle riforme del mercato dei beni e servizi. La Commissione europea stima che, grazie alla direttiva sui servizi dell’Ue e alle riforme del contesto in cui operano le imprese attuate fino alla metà del 2013, la produttività del lavoro nei settori interessati dalla direttiva in Portogallo, Spagna, Italia e Grecia è migliorata rispettivamente di circa il 4,3, il 5,7, il 7 e quasi il 9 per cento.

Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti della Bce a marzo 2015 che incorporano l’impatto stimato delle misure di politica monetaria, convenzionali e non convenzionali, adottate dal Consiglio direttivo, prevedono una crescita annuale del PIL in termini reali dell’1,5 per cento nel 2015, dell’1,9 per cento nel 2016 e del 2,1 per cento nel 2017. ci si attende che l’inflazione resti su livelli molto bassi o negativi nei prossimi mesi.

Al tempo stesso, vari fattori continuano a ostacolare una ripresa più robusta dell’attività. Tra questi figurano principalmente il processo di aggiustamento dei bilanci in corso in diversi settori e il ritmo piuttosto lento di attuazione delle riforme strutturali. Inoltre, l’incertezza perdurante, ancorché in diminuzione, connessa alla crisi del debito sovrano a livello europeo e fattori geopolitici frenano la crescita nell’area dell’euro.

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