Raffaele Sollecito: “Voglio dimenticare tutto | Nessuno mi chiami più assassino”

di Redazione

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Raffaele Sollecito: “Voglio dimenticare tutto | Nessuno mi chiami più assassino”

| lunedì 30 Marzo 2015 - 12:38

“Dopo questa conferenza stampa non parlerò più degli atti processuali. Ora voglio vivere e dimenticare tutto. Non accetterò più essere definito un assassino, consiglio la massima cautela nel raccontare la mia vicenda giudiziaria. Sarò pronto a tutelare la mia persona in ogni sede opportuna”.

Raffaele Sollecito, con l’avvocato Giulia Bongiorno a fianco, legge un testo già preparato per rispondere alle ultime domande dei giornalisti prima di mettere definitivamente la parola fine sul processo per l’omicidio di Meredith Kercher, accuse dalle quali è stato assolto dalla Corte di Cassazione assieme ad Amanda Knox.

Anche l’avvocato Bongiorono chiarisce che l’incontro con la stampa “non serve a parlare del processo o di tecnicismi. Raffaele parlerà per l’ultima volta, poi è giusto che sia lasciato in pace”. E su possibili risarcimenti per l’ingiusta detenzione, il legale smentisce che ci sia già una decisione: “Vedremo nelle prossime settimane, aspettiamo le motivazioni della sentenza ma non ci sono sentimenti di vendetta. Se ci sono stati errori, valuteremo ma lo faremo nel tempo, con distacco, attualmente non ci sono iniziative di questo genere”.

Ma è Sollecito a catalizzare l’attenzione con il suo discorso. Un pensiero alla famiglia Kercher. “Mi dispiace che i congiunti di Meredith siano delusi dall’assoluzione – ha spiegato Sollecito – ma questa volta la verità processuale è coincidente con la realtà dei fatti. Meredith non la conoscevo bene, non avevo nessun motivo per avere dell’astio contro di lei e soprattutto di essere partecipe di un delitto tanto orribile. Guede non so chi sia, su di lui non ho nulla da dire”. E di rimando, l’altro legale di Sollecito, Luca Maiori, ha puntualizzato: “Per il delitto c’è già un colpevole, si chiama Rudy Guede ed è stato condannato a 16 anni di carcere”.

Sul rapporto con Amanda, Raffaele Sollecito entra nei particolari: “Le auguro ogni bene. Ci siamo sentiti, anche lei ha festeggiato ma non so se ci rivedremo. Ci siamo voluti bene, come si vogliono bene due adolescenti, adesso siamo solo amici, lei ha un’altra vita”. Sul suo futuro, Raffaele ha già le idee chiare: “Mi sento come un sequestrato che dopo sette e cinque mesi è tornato in libertà. Ora voglio vivere e dimenticare tutto, anche se la ferita non si rimarginerà mai. Volevo ringraziare i giudici che hanno creduto in me restituendomi la dignità ma la mia mente e la mia anima resteranno macchiati a vita. Non ho mai commesso nulla, sono estraneo a tutto e per questo sono sempre stato convinto che la giustizia mi avrebbe dato ragione”.

Sollecito ricorda anche i momenti più brutti: “Il giorno del mio arresto su tutti. E dire che avevo dato l’allarme, senza l’aiuto di nessuno, meno che mai che dei legali perché mi sembrava surreale essere accusato di un omicidio con il quale non avevo nulla a che fare. Ma non dimentico neanche nemmeno le gravi offese nei miei confronti e in quelli della mia famiglia, contenute nelle carte processuali. Ancora non ho capito perché mi disprezzavano”.

Infine i ringraziamenti al padre, agli avvocati e a tutti quelli che “hanno lavorato sodo”. Infine il ricordo più bello: “Nessuno può immaginare come ci sente ad essere accusati ingiustamente e a vedere la propria vita fatta a pezzi per niente, nulla. Ho letto che non mi aspettavo questa sentenza, non è vero. doveva finire così. Quando è arrivata la telefonata di mia sorella dopo l’assoluzione della Cassazione. è stato come rinascere, il ritorno a un’esistenza normale, ai sogni, alle speranze e ai progetti per il futuro che deve avere un ragazzo delle mia età”.

 

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