Corte Conti, nelle Province i dirigenti più costosi | Nel Sud e in Sicilia concentrato troppo personale

di Redazione

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Corte Conti, nelle Province i dirigenti più costosi | Nel Sud e in Sicilia concentrato troppo personale

| mercoledì 13 Maggio 2015 - 14:51

I dirigenti che costano di più sono quelli delle Province, poi i regionali, quindi i comunali. Nella speciale classifica dei “più esosi” nei confronti dello Stato, il primo posto spetta proprio ai dirigenti delle Province, cioè proprio ai dipendenti di quegli organismi che per legge stanno per essere “ridimensionati”.

La spesa media è di 97.444 nel 2013, contro 89.748 dei dirigenti delle Regioni e 85.075 di quelli comunali. Le cifre le ha snocciolate la Corte dei Conti nella sua relazione su “La spesa per il personale degli enti territoriali”, un peso complessivo che ammonta a circa 15 miliardi di euro ripartita in 2,8 miliardi per le Regioni, 1,5 per le Province e 10,9 per i Comuni.

Diverso il rapporto se si esaminano i “semplici” dipendenti: i più costosi sono i regionali (spesa media 34.870 euro), a fronte di 27.922 e 28.156, rispettivamente, per quelli comunali e provinciali. L’analisi non comprende gli organismi partecipati, che non sono soggetti all’obbligo di redazione del conto annuale. L‘intero settore occupa complessivamente circa 533.000 unità, distribuite tra personale dirigente, segretari comunali e provinciali e direttori generali, personale con qualifica non dirigenziale.

La Corte punta il dito sulla “distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale, con punte di maggiore concentrazione nelle Regioni del Sud e in Sicilia” che “si riflette anche sul rapporto di incidenza tra dipendenti e dirigenti, in sé sintomatico della corretta organizzazione degli apparati amministrativi”. Sotto questo profilo, sottolinea che, mentre nel complesso delle Regioni l’incidenza è di un dirigente ogni 14 unità di personale, nei Comuni è di 1 ogni 67 e nelle Province di 1 ogni 53, con significative variazioni da Regione a Regione. In alcuni casi questo rapporto, pur essendo ampiamente favorevole rispetto alla media, non può essere considerato per la Corte “indicativo di un’ottimale organizzazione del lavoro” per la presenza di un elevato numero di personale.

Gli effetti della spending review, si legge nella relazione, si rilevano nella maggior parte degli enti. In particolare nei Comuni (con una riduzione dei segretari comunali e dei direttori generali del 3,70%, dei dirigenti dell’11,25% e dei non dirigenti del 4,71%, a fronte di una diminuzione della spesa totale complessiva del 5,52%), e nelle Province, dove, alla flessione del personale (segretari provinciali e direttori generali del 9,59%, dirigenti del 16,50% e non dirigenti del 6,98%) corrisponde un decremento della spesa totale del 7,54%.

Più articolata la situazione nelle Regioni, dove, a livello nazionale, a fronte di una riduzione delle unità annue pari a 2,54 % nel triennio 2011/2013, si assiste a un aumento della spesa totale dell’ 1,39%. “Al riguardo, un indicatore significativo ai fini dell’analisi del costo del personale, in quanto indipendente dal numero dei soggetti, è costituito dalla spesa media, che, in presenza dei vincoli e dei blocchi degli stipendi, dovrebbe rimanere stabile. Si rileva, invece, la tendenza a crescere della spesa in alcune realtà territoriali, nonostante una sensibile contrazione della consistenza del personale dirigente”.

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