Nuovo “terremoto” nella sanità siciliana | Il Cga accoglie il ricorso dei convenzionati esterni

di Egidio Villa

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Nuovo “terremoto” nella sanità siciliana | Il Cga accoglie il ricorso dei convenzionati esterni

| mercoledì 03 Giugno 2015 - 14:26

Nuovo terremoto nella sanità siciliana. Le centinaia di strutture specialistiche convenzionate con la Regione, al momento, non dovranno più restituire i circa 300 milioni di euro che l’assessorato della Salute aveva chiesto con decreto nel 2013. Un decreto ritenuto inevitabile in ragione del pronunciamento del Cga ma che era stato al centro di accese polemiche perché di fatto avrebbe portato al fallimento numerose strutture (soprattutto laboratori d’analisi e centri radiologici).

Di fatto, il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana (CGARS) in sede giurisdizionale ha accolto il ricorso presentato da otto strutture convenzionate con la Regione, revocando la sentenza che lo stesso Cga aveva emesso nel 2012 “limitatamente al profilo rescindente”.

Una vicenda giuridicamente complicatissima. Nel 2007 l’assessorato alla Salute impose il cosiddetto tariffario Bindi per la convenzionata esterna, tariffario che prevedeva minori remunerazioni per i laboratori. Dopo l’accoglimento cautelare del ricorso da parte del Tar, l’assessore dell’epoca – l’attuale rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla – decise di ripristinare il precedente tariffario regionale in attesa della decisione definitiva dei giudici amministrativi.

Nel 2012 il Cga ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalle strutture convenzionate “per mancata impugnativa del Piano di Rientro”, ritenuto presupposto inderogabile. Da qui il decreto Borsellino, con cui – considerata definita la vicenda giuridica – nel 2013 si imponeva retroattivamente il tariffario Bindi.

In estrema sintesi, il tariffario Bindi avrebbe dovuto trovare applicazione anche negli anni precedenti e pertanto i centri convenzionati esterni avrebbero dovuto restituire quanto avevano ottenuto in più rispetto al dovuto (si parla di circa 300 milioni di euro anche se non c’è mai stata una quantificazione precisa) e le minacce di sciopero a oltranza da parte delle strutture convenzionate che si sarebbero ritrovate sull’orlo del fallimento.

Contro la sentenza del Cga otto strutture, rappresentate dall’avvocato Mariagabriella Valenti, hanno presentato un ricorso per revocazione che ha portato alla odierna sentenza che sostanzialmente – riconoscendo la non inammissibilità del ricorso – fa sostanzialmente cadere il presupposto del decreto Borsellino riguardante il recupero delle somme e riapre l’annosa questione.

Nell’attesa dei nuovi pronunciamenti dei giudici amministravi i centri convenzionati potranno tirare un grosso sospiro di sollievo.

La vicenda riguarda solamente il passato perché da oltre un anno anche in Sicilia come nel resto d’Italia è in vigore il tariffario Balduzzi.

 

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