Alzheimer precoce: ecco la diagnosi veloce | La scoperta in uno studio del San Raffaele

di Claudia Argento

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Alzheimer precoce: ecco la diagnosi veloce | La scoperta in uno studio del San Raffaele

| giovedì 04 Giugno 2015 - 11:22

Grandi novità per la diagnosi precoce del gene dell’Alzheimer. Scoperto un nuovo marcatore per diagnosticare l’Alzheimer precoce: la sostanza bianca del cervello. Stando, infatti, ad uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e pubblicato su Radiology, la malattia si annida nelle fibre della sostanza bianca, “viaggiando” da una regione all’altra del cervello. Sarebbero proprio le anomalie di questa sostanza a rivelarci la presenza o meno dell’Alzheimer, in particolare quando si tratta di forme giovanili o atipiche della patologia neurologica.

Per effettuare la ricerca, il team del San Raffaele si è servito di uno strumento di imaging avanzato, chiamato Dti (Diffusion Tensor Imaging). Così è stato possibile studiare la sostanza bianca di cinquantatré pazienti colpiti da tre tipologie diverse di Alzheimer: quello a esordio precoce e due varietà atipiche di Alzheimer giovanile, le cosiddette “sindromi focali”, che colpiscono soltanto alcune parti del cervello.

Dall’analisi è emerso che tutti i pazienti avevano un esteso danno alla sostanza bianca e, inoltre, presentavano danni regionali a carico della sostanza grigia. A differenza dell’Alzheimer a esordio tardivo, che colpisce dopo i sessantacinque anni ed è caratterizzato principalmente da una progressiva perdita di memoria, chi soffre di Alzheimer precoce presenta alterazioni a carico di diverse parti del cervello, in aggiunta al classico quadro di atrofia dell’ippocampo, e conseguenti deficit delle funzioni esecutive e visuo-spaziali.

La Dti, che consiste in una tecnica di risonanza magnetica e sfrutta il movimento delle molecole di acqua per delineare la microstruttura dei tessuti biologici, è, dunque, una risorsa fondamentale in quanto permette di svelare i danni dei circuiti cerebrali, persino prima della comparsa dei sintomati della patologia. Si tratta di un’opportunità diagnostica importante perché nelle prime fasi dell’Alzheimer precoce potrebbe non esserci un grave danno strutturale e, di conseguenza, i pazienti potrebbero rischiare di sfuggire alla diagnosi e di non intervenire in tempo.

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