Renzi frena sulla scuola: “Parleremo con tutti” | E sulle elezioni: “Il Pd ha il consenso del Paese”

di Redazione

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Renzi frena sulla scuola: “Parleremo con tutti” | E sulle elezioni: “Il Pd ha il consenso del Paese”

| sabato 06 Giugno 2015 - 17:50

Dal voto all’azione del Governo, dal Pd alla sinistra, da Mafia Capitale alla questione morale, dalla legge elettorale alle riforme come quella sulla scuola. È un Renzi a tutto campo quello che a Genova ha risposto alle domande del direttore di Repubblica, Ezio Mauro.

Sulle elezioni in Liguria, vinte da Giovanni Toti e dalla coalizione della destra, il premier dice che “non c’è partita: numericamente il Pd ha vinto e il Pd ha il consenso nel Paese che non ha nessuna sinistra europea”. Ha ammesso invece che “si perde se sbagliamo noi e il Pd deve riflettere perché i cittadini non sbagliano mai”, semmai “è un altro dato a preoccupare, quello dell’astensionismo”, spiega Renzi. Al Sud, invece, secondo il presidente del consiglio “la svolta in Campania è cruciale” e comunque “non ha nulla a che fare con mafia e camorra. Come per il sindaco Luigi de Magistris si tratta di abuso di ufficio”. Renzi ha anche sottolineato che si deve stare attenti “a Salvini e al centrodestra. Per essere argine all’antipolitica dobbiamo darci una smossa ma essere consapevoli della situazione”. E c’è pure una stoccata ai suoi “compagni” di avventura: “sinistra che si ritiene più a sinistra dell’altra e che fa vincere la destra”.

Sulla corruzione e su “Mafia Capitale”, Renzi si dice disgustato “nella scala dello squallore stiamo superando il livello di guardia. C’è in Italia una parte consistente dell’economia in mano della criminalità organizzata. Questa battaglia va fatta giorno per giorno, porta a porta”, è convinto Renzi.

Difende anche le sue riforme come quella costituzionale che intende mettere fine al bicameralismo perfetto (“Il Senato fotocopia della Camera è un errore tragico”) ma anche la nuova legge elettorale e il Jobs act. Che per farle passare ha “dovuto mettere all’angolo” la minoranza interna al partito: “Dopo 13 mesi di votazioni – ha spiegato il premier – le riforme devono essere compiute. E perché sono molto più di sinistra rispetto alle parole di quelli che fanno solo convegni sul lavoro”. Ma è sulla scuola che annuncia la frenata: le proteste imponenti di studenti, insegnanti e personale amministrativo lo inducono a dire: “Siamo pronti a ragionare, non faccio tutto bene, ci metteremo una settimana in più, ascolteremo tutte le voci e ci arriveremo ma non accetteremo rendite di posizione”.

 

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