Abbronzatura, nei e tatuaggi: i consigli dell’esperto | L’intervista al dermatologo Alfredo Caruso

di Claudia Argento

» Salute » Abbronzatura, nei e tatuaggi: i consigli dell’esperto | L’intervista al dermatologo Alfredo Caruso

Abbronzatura, nei e tatuaggi: i consigli dell’esperto | L’intervista al dermatologo Alfredo Caruso

| venerdì 10 Luglio 2015 - 18:23

La stagione estiva è arrivata e con essa anche il nostro appuntamento con il sole e l’abbronzatura, ma che rischio corre la nostra pelle esponendola ai raggi UV? Sempre più frequenti, infatti, sono i tumori dermatologici legati all’esposizione solare. Come tutelarsi, dunque, da questi pericoli? E per quanto riguarda i tatuaggi, è vero che il sole li danneggia? Lo chiediamo al dottor Alfredo Caruso, specialista in dermatologia.

Dott. Caruso, ci può dire quali tumori della pelle dovuti all’aggressività dei raggi UV sono più comunemente riscontrabili nei pazienti?

Il tumore più frequente in assoluto è l’epitelioma basocellulare, comunemente noto come basalioma, che è un tumore dello strato basale dell’epidermide e che ha un diretto rapporto con l’esposizione solare, nel senso cioé, che insorge generalmente nei soggetti di fototipo chiaro che si espongono per lungo tempo al sole. Si tratta, infatti, di un tumore tipico delle zone foto esposte (viso, parte alta del torace ect. ect.) anche se può presentarsi persino in quelle che di sole ne prendono poco, ma per fortuna è un tumore a malignità locale, ossia che non dà metastasi ed ha una progressione molto lenta. Il basalioma, però, ha un “cugino cattivo”, ovvero l’epitelioma spinocellulare, comunemente noto come spinalioma, che però riguarda lo strato spinoso dell’epidermide. Quest’ultimo è un vero e proprio carcinoma della pelle e dà metastasi molto velocemente, ma è più raro del primo ed insorge in delle zone particolari, come ad esempio il labbro inferiore (si pensi all’“Uomo dal fiore in bocca” di Pirandello), oppure insorge in aree ustionate o, ancora, sottoposte per troppo tempo a radioterapia.

Come e quando si manifestano questi tumori?

Solitamente noi dermatologici li diagnostichiamo dopo circa un anno che si manifestano: il paziente inizialmente pensa che si tratti di una banale puntina o di una dermatite, ma poi si fa controllare da uno specialista perché quella puntina non guarisce o sanguina spontaneamente. A quel punto, noi medici facciamo la nostra diagnosi e asportiamo il tumore.

Ma, tra i tumori dermatologici, ne esiste qualcuno che sia letale?

Certo. Il melanoma, che è un cancro più raro, viene considerato come l’ottavo tumore più frequente nel causare la morte ed è, purtroppo, in aumento negli ultimi anni. Si tratta di un tumore aggressivo, per combattere il quale è fondamentale una diagnosi precoce. Ad esempio, molto importante è far controllare i nevi, in quanto spesso il melanoma insorge su di un nevo preesistente: per questo sarebbe oppurtono che chi possiede un corpo costellato di nevi si faccia controllare periodicamente.

Oggi le tecniche di diagnostica sono sempre più sofisticate, ma in che modo sono cambiate?

Il criterio clinico di osservazione del nevo, ovvero l’osservazione diretta dei nevi stessi, è ormai abbandonato e ad oggi prevale l’uso della dermatoscopia in epiluminescenza, che ha permesso delle visite più dettagliate. Ma adesso, grazie alle nuove tecnologie, esiste anche la possibilità di usare lo smartphone come fosse un videodermatoscopio grazie ad uno specifico filtro ottico che viene collegato all’obiettivo del cellulare: in questo modo anche una persona non addetta ai lavori può scattare una foto e inviare l’immagine al proprio medico per ottenere un parere immediato.

Di recente si è diffusa la notizia che anche Hugh Jackman, noto attore australiano, ha dovuto asportare più di un cancro alla pelle. Lui ha attribuito la malattia alla sua nazionalità, ma è davvero possibile che un popolo sia più soggetto di un altro ai tumori dermatologici?

In effetti, gli australiani e i neozelandesi hanno un’incidenza di tumori della pelle molto più elevata rispetto al resto della popolazione mondiale. Ciò si spiega innanzitutto con il fatto che il ceppo originale dei primi colonizzatori (scozzesi, inglesi, irlandesi), arrivato in terra australiana circa trecento anni fa, non era abituato ad un’esposizione al sole di quell’entità, ma poi anche per il fatto che quella zona geografica ha risentito di una brusca riduzione dell’ozono. Ricordo che, durante l’America’s Cup in Nuova Zelanda, lo skipper e timoniere di Luna Rossa Francesco De Angelis si spalmava continuamente con l’ossido di zinco a causa dell’aggressività del sole.

Per limitare i danni dei raggi UV basterebbe esporsi al sole nelle ore meno calde della giornata: in quali casi l’esposizione al sole è del tutto sconsigliata?

La maggiore aggressività dei raggi ultravioletti è concentrata nella fase centrale della giornata, tra le 11 e le 15, ragion per cui se si ha la possibilità di evitare questi orari per esporsi al sole, meglio andare la mattina presto oppure nel tardo pomeriggio: sicuramente subirà un danno solare minore. Ad ogni modo, bisogna necessariamente proteggersi con attenzione.

A questo punto viene spontaneo chiedere: in che modo possiamo proteggerci al meglio? Far uso delle creme solari permette davvero di prevenire i danni causati dai raggi UV?

Negli ultimi anni sulle creme si è molto riflettuto. Inizialmente, infatti, si pensava che fossero dannosi per la pelle soltanto i raggi UVB e quindi le creme solari non filtravano gli UVA. Ma in realtà si commetteva un grosso errore, in quanto l’UVB è quello che aggredisce in maniera più violenta e immediata, provocandoci delle scottature, mentre l’UVA ha un effetto dannoso sul lungo periodo. Oggi i solari sono sempre più studiati e sempre più efficaci.

Ma prendere il sole, quindi, ci danneggia solamente?

Chiaramente prendere il sole comporta tanti benefici, serve, ad esempio, per la sintesi di vitamina D, ma bastano pochi minuti per assicurarsi il fabbisogno vitaminico necessario all’organismo. È anche vero che si crede il sole faccia bene all’acne, tuttavia bisogna sempre filtrare i raggi Uv, non si può fare passare il messaggio che prendere il sole sia salutare perché equivarrebbe a dire che il vino rosso fa bene al cuore, mentre l’alcol è veleno per l’organismo. Negli ultimi anni, tra l’altro, è emerso come l’uso dei solari comporti una maggiore resistenza ai raggi solari, per cui il paziente, siccome non si scotta, sta al sole più a lungo. Ma anche il miglior solare al mondo non potrà mai filtrare l’intero danno.

Che cosa si sente di consigliare alle mamme che con la bella stagione portano i loro bambini in spiaggia? Come comportarsi per tutelarli al meglio dal sole?

I bambini vanno molto protetti mediante filtri solari totali, spalmati con massima attenzione e molto prima che vengano portati al mare, non dopo mezz’ora che sono arrivati in spiaggia. Stando ai ricercatori ci sarebbe, infatti, un collegamento fra le ripetute scottature solari subite in tenera età e la presenza del melanoma in età adulta.

Con l’arrivo dell’estate la gente ama esporre i propri tatuaggi, ma è vero che il sole li danneggia? Inoltre, ultimamente è in voga la tendenza di rimuoverli mediante il laser: come funziona questa operazione?

In teoria il pigmento più superficiale del tattoo potrebbe leggermente sbiadire in seguito a scottatura, ma non è che ci sia una reale pericolosità per la salute. Da qualche anno, poi, per i dermatologici è diventato un grandissimo business rimuovere i tatuaggi, pratica assolutamente non facile. Oggi si riescono ad ottenere dei risultati accettabili grazie all’intervento di laser particolari, i cosiddetti laser q-switched, che polverizzano il pigmento del tattoo in frazioni millesimali di secondo. Chiaramente, bisogna usare potenze diverse a seconda del pigmento da cancellare: infatti, il nero risponde ad una data lunghezza d’onda, il giallo ad un’altra e così via… Il tattoo con più colori è veramente difficile da asportare e le terapie sono costosissime, sia perché il laser è molto costoso sia perché la pratica in sé richiede tempi molto lunghi.

Ad un’enorme diffusione del desiderio di tatuarsi ultimamente risponde un altrettanta elevata voglia di rimuovere il tattoo: secondo lei, perché?

Solitamente, capita che a noi si rivolgano soprattutto i ragazzi che vogliono entrare a far parte del corpo militare: infatti, si rischia di essere esclusi già dopo la prima selezione proprio a causa della presenza di un tattoo. Poi c’è anche la tendenza a tatuarsi qualcosa che sia legata ad una storia d’amore provvisoria. L’altra volta, ad esempio, ho visitato una ragazza che aveva un cuore con la scritta “Alessandro” e allora io le ho detto scherzando: “Salutami Alessandro” e lei mi ha risposto: “No, con Alessandro ormai è finita da due anni”, ma intento le era rimasto il tatuaggio. Dunque, se ci si vuole tatuare, sapendo che l’amore può essere non durevole, meglio evitare di far ricadere la propria scelta su soggetti amorosi.

 

Edizioni Si24 s.r.l.
Aut. del tribunale di Palermo n.20 del 27/11/2013
Direttore responsabile: Maria Pia Ferlazzo
Editore: Edizioni Si24 s.r.l.
P.I. n. 06398130820