Italiani rapiti in Libia, interviene Alfano | Richiesta scambio con scafisti? “Non è escluso”

di Redazione

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Italiani rapiti in Libia, interviene Alfano | Richiesta scambio con scafisti? “Non è escluso”

| mercoledì 22 Luglio 2015 - 18:10

“È evidente che faremo di tutto per liberare i quattro italiani rapiti in Libia”: queste le parole del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ai microfoni di Sky TG24.

“Non possiamo imprigionare” gli italiani che si trovano all’estero, ha aggiunto Alfano, quando si è parlato dei luoghi sicuri e di chi li raggiunge per lavoro. “Quando decidi di spostarti da un luogo protetto in cui ti trovi in un altro, attraversando zone pericolosissime, c’è un’assunzione di responsabilità. È un’assunzione di responsabilità che attiene alla libertà individuale”.

I quattro italiani rapiti in Libia potrebbero essere anche una richiesta di scambio con degli scafisti attualmente detenuti in Italia: “Non credo possa essere esclusa alcuna pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo, e a farlo nel silenzio. Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito” alla lotta agli scafisti. “L’unica cosa esclusa – sottolinea l’ufficio stampa del Viminale – è che si tratti con gli scafisti”.

E il portavoce di Fajr Libya – la milizia islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli – ha affermato all’ANSA che il suo gruppo “non è dietro il rapimento degli italiani”. “Non sappiamo chi li ha rapiti”, ha detto Alaa Al Queck, “ma sappiamo che gli italiani si trovano nel sud-ovest e che entro 10 giorni saranno liberi”.

Alla domanda se il rapimento ha delle motivazioni politiche, o legate al pagamento di un riscatto, Al Queek ha aggiunto: “Ignoriamo i rapitori e dunque non ne conosciamo il motivo del gesto, ma quando lo sapremo lo riveleremo”. La stessa fonte ha detto che Fajr Libya “sta cooperando con il ministero dell’Interno libico sulla vicenda”.

In visita ufficiale a Malta, il presidente Sergio Mattarella ha commentato l’ipotesi di un’offensiva fondamentalista contro l’Italia spiegando che “tutti sono nel mirino, lo è qualunque paese che si batta per la tolleranza, la civiltà e il rispetto delle vite umane”. L’Italia non è sola in questo momento: “Siamo aiutati da tanti altri Stati, e l’impegno per risolvere il caso è molto forte”.

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