La delusione amara de “La ragazza del treno” | Quando un thriller banale diventa un successo

di Azzurra Sichera

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La delusione amara de “La ragazza del treno” | Quando un thriller banale diventa un successo

| sabato 01 Agosto 2015 - 10:16

Lo ammetto ci sono cascata anche io. Ho visto la pubblicità che reclamava milioni su milioni di copie vendute nei primi mesi dalla pubblicazione, ho visto la home di Instagram piena di foto che lo sponsorizzavano. Ma poi ho letto i commenti e ho scoperto di non essere stata l’unica a essere stata “ingannata”.

“La ragazza del treno”, esordio letterario di Paula Hawkins, nasce da una corretta intuizione ma poi si ferma lì. Perché per fare un buon thriller bisogna essere preparati, non basta saper scrivere bene.

La Hawkins ci narra un omicidio, attraverso gli occhi delle tre donne coinvolte nella vicenda, una delle quale poi sarà la vittima. Un ottimo spunto che lascia ben presagire anche se il libro stenta a decollare. Più si va avanti con la lettura più ci si accorge che le dinamiche che coinvolgono i personaggi sono sempre le stesse e anzi a volte sembra proprio di rileggere le stesse pagine.

C’è Rachel che ha un problema con l’alcool, che non vuole bere ma che poi finisce svenuta a letto (più e più volte); c’è Anna che ha paura di Rachel e si lamenta (più e più volte) con il marito che guarda caso è l’ex di Rachel; e c’è Megan che è triste e felice insieme e (più e più volte) racconta quanto sta male. Tre donne che finiscono per assomigliarsi e che rimangono quasi imprigionate nel loro stereotipo, recitando sempre lo stesso copione anche quando si incontrano.

Per gli uomini protagonisti del romanzo si potrebbe dire la stessa cosa: dolci e premurosi all’apparenza, violenti e rabbiosi dentro le mura domestiche. Per non parlare del finale che è di una banalità sconvolgente.

Su internet ho lette recensioni entusiastiche e commenti cattivissimi. Alcuni molto più cattivi di questo che avete appena letto. Diciamo che Paula Hawkins ha senza dubbio del potenziale, ma che deve lavorare un po’ più sui personaggi. E che un po’ di ironia qua e là non guasterebbe…

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