Diabete, negli USA il primo trapianto di isole pancreatiche create con la bioingegneria

di Redazione

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Diabete, negli USA il primo trapianto di isole pancreatiche create con la bioingegneria

| venerdì 28 Agosto 2015 - 14:46

Si tratta del primo trapianto “biotech” di isole pancreatiche, ed è stato portato a termine con successo al Diabetes Research Institute dell’università di Miami. È un passo avanti importante verso lo sviluppo del BioHub, un “mini organo” creato con l’ausilio della bioingegneria, che imita il pancreas naturale per riportare alla normalitò la produzione di insulina nei pazienti con diabete di tipo 1.

Al progetto collaborano anche l’ospedale Niguarda e il San Raffaele di Milano. La Food and Drug Administration statunitense ha approvato lo studio pilota, che prevede un regime immunosoppressivo e sarà limitato a un numero ridotto di partecipanti. Il plasma del paziente e la trombina, comune enzima per uso clinico, rendono biodegradabile l’impalcatura usata.

Come funzionerà? Nel momento in cui queste sostanze si legano, generano un gel che si attacca all’omento, lasciando le isole pancreatiche nelle loro sedi. L’organismo del paziente assorbe gradualmente il gel, lasciando le isole intatte e facendo formare nuovi vasi sanguigni, che danno ossigeno e altre sostanze necessarie alla sopravvivenza delle cellule.

Seguendo la procedura usata sino ad oggi in casi di diabete di tipo 1, il trapianto è pericoloso perché il contatto con le isole di sangue inserite nel fegato attiva una reazione infiammatoria che finisce per danneggiarle.

“Questo è il primo caso in cui le isole sono state trapiantate con tecniche di ingegneria tissutale all’interno di una impalcatura biologica e riassorbibile sulla superficie dell’omento, tessuto che riveste gli organi addominali“, ha spiegato Camillo Ricordi, professore di chirurgia e direttore del Dri e del Centro Trapianti Cellulari dell’Università di Miami. “Il sito è accessibile con la chirurgia minimamente invasiva ha lo stesso apporto di sangue e permette di minimizzare la reazione infiammatoria e quindi il danno alle isole trapiantate”.

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