Roberto Saviano e l’accusa di plagio, la sua replica: “Mi attaccano perché sono un simbolo da distruggere”

di Redazione

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Roberto Saviano e l’accusa di plagio, la sua replica: “Mi attaccano perché sono un simbolo da distruggere”

| venerdì 25 Settembre 2015 - 11:04

ZeroZeroZero“, il libro di Roberto Saviano è uscito qualche settimana fa negli Stati Uniti edito dalla Penguin Press. Subito dopo la sua diffusione oltreoceano è finito al centro di un vortice di polemiche: lo scrittore è infatti stato accusato di plagio dal giornalist  Michael Moynihanne che ha pubblicato la sua tesi sul sito d’informazione statunitense “Daily Beast”.

Secondo il giornalista, nel libro di Saviano ci sono “diversi casi di apparente plagio”. “ZeroZeroZero” viene definito dal sito “un libro incasinato”, “una serie di storie in cerca di coerenza narrativa, in cui ad eventi insignificanti viene attribuito un grande significato storico”, e in più sarebbe ricco di “frequenti esempi di ricerche e linguaggi rubacchiati da altri giornalisti”, scrive il giornalista.

“Tentando di verificare alcune delle più curiose dichiarazioni di “ZeroZeroZero” – affonda Moynihanne – ho scoperto una significativa quantità di materiali presi direttamente da altri giornalisti, senza citazione, e spesso usando un linguaggio che può apparire diverso a causa delle reiterate traduzioni dall’inglese, spagnolo e italiano”.

Ma Saviano non ci sta. Su Facebook ha scritto: 

Accade sempre così, prima con Gomorra e ora con ZeroZeroZero: quando un libro ha successo, quando supera il muro dell’indifferenza, quando le storie che veicola iniziano a creare dibattito, è quello il momento giusto per fermare il racconto. Per bloccarlo. E come sempre il miglior metodo è gettare discredito sul suo autore.
Qui la mia risposta al Daily Beast.

 

La sua risposta è stata pubblicata su La Repubblica e sul suo sito internet. Dopo una lunga ricostruzione, Roberto Saviano ha scritto:

Ora è chiaro o no perché mi si attacca? Perché sono un simbolo da distruggere. Perché le parole, quando restano relegate alla cronaca, sono invisibili: ma quando diventano letteratura, quelle stesse parole, quelle stesse storie, diventano visibili, eccome. Ma si può fare un processo a un genere letterario?

 Per poi concludere:
Mi dispiace per i miei critici, anche per quelli americani. Fiero dell’odio e della diffamazione, degli attacchi che ricevo quotidianamente, difenderò sempre il mio stile letterario: sia che lo usi per scrivere libri o articoli, sia che lo usi in teatro o per una serie tv. Così come l’omertà di alcuni sindaci non fermerà le riprese di Gomorra 2 , così il cachinno contro di me non fermerà la mia letteratura. Rassegnatevi: continuerò a indagare il reale, con il mio stile.
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