Sequestro da 127 milioni al “re dei ristoranti” | Scoperta “una colossale e continuata frode fiscale”

di Redazione

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Sequestro da 127 milioni al “re dei ristoranti” | Scoperta “una colossale e continuata frode fiscale”

| giovedì 26 Novembre 2015 - 10:13

Un maxi sequestro di beni è avvenuto questa mattina in provincia di Trapani da parte della Guardia di Finanza.

Su disposizione dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura di Marsala sono stati sequestrati all’imprenditore del settore ristorazione-alberghiero di Marsala Michele Angelo Licata, beni immobili, società e denaro liquido per un valore complessivo di circa 127 milioni di euro. Si tratta, secondo gli inquirenti, della più imponente misura di prevenzione patrimoniale per “pericolosità fiscale” a livello nazionale.

In particolare all’imprenditore 52 enne sono state sequestrate 10 società, 3 ditte individuali e relative ad alberghi, lussuose sale ricevimento, resort, ristoranti, stabilimenti balneari e altre strutture ricettive a Marsala e a Pantelleria, 75 fabbricati, 257 terreni, 23 autoveicoli, 71 conti correnti bancari sui quali erano depositati circa 6 milioni di euro, sei polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie.

Il patrimonio dell’imprenditore secondo la Procura di Marsala, diretta da Alberto Di Pisa, sarebbe stato illecitamente accumulato negli ultimi vent’anni “grazie ad una colossale e continuata frode fiscale, a numerose truffe ai Fondi comunitari e alla violazione di numerose altre norme in tema di edilizia e sanità pubblica”. Così Licata si sarebbe imposto nel settore turistico-alberghiero, sbaragliando la leale concorrenza, “drogando” l’economia locale”.

Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani e della Guardia di Finanza della Procura di Marsala hanno consentito di fare luce sulla “pericolosità fiscale” della famiglia Licata e di ricostruire e mappare l’enorme patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile alla stessa, il cui possesso, per altro, non era assolutamente giustificabile con i redditi dichiarati dall’intero nucleo familiare”.

Lo scorso aprile l’imprenditore aveva subito un primo sequestro di beni in seguito al tentativo di svuotare i propri conti correnti con ingenti bonifici in favore di parenti fino a quel momento non coinvolti nelle indagini.

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