Mafia nell’Agrigentino, nove arresti NOMI | “Vivi i vincoli con le cosche palermitane”

di Redazione

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Mafia nell’Agrigentino, nove arresti NOMI | “Vivi i vincoli con le cosche palermitane”

| mercoledì 02 Dicembre 2015 - 07:27

Un duro colpo a Cosa Nostra è stato assestato dalla polizia nell’ambito di una vasta operazione antimafia denominata in codice ‘Icaro‘. Le Squadre mobili di Palermo e Agrigento hanno eseguito complessivamente 13 misure cautelari (sei in carcere, tre ai domiciliari e quattro obblighi di dimora) nei confronti di presunti esponenti delle ‘famiglie’ mafiose di Agrigento e Porto Empedocle.

Gli investigatori hanno accertato “come non si sia mai spezzato lo storico vincolo tra le cosche palermitane e agrigentine, ricostruendo la mappa del pizzo imposto alle imprese”. In particolare Cosa Nostra avrebbe tentato di condizionare una serie di importanti opere, tra cui il costruendo rigassificatore di Porto Empedocle, e perfino i trasporti con l’isola di Lampedusa”. Il racket non avrebbe risparmiato neppure le attività di ristrutturazione di alloggi popolari.

Tra gli arrestati figurano anche il presunto capo della famiglia mafiosa di Agrigento Antonio Iacono, 61 anni, e quella della cosca di Porto Empedocle Francesco Messina, di 56. L’inchiesta è stata condotta dai pm della Dda di Palermo Maurizio Scalia, Rita Fulantelli ed Emanuele Ravaglioli. Le accuse ipotizzate, a vario titolo, nel provvedimento firmato dal gip sono “associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, illegale detenzione di armi, detenzione di sostanze stupefacenti”.

Le indagini hanno permesso di ricostruire la pianta organica delle cosche mafiose dell’agrigentino. Oltre alla supremazia dei due capifamiglia di Agrigento e Porto Empedocle, “sono emersi i ruoli di spicco di numerosi soggetti come Giuseppe Piccillo, uomo di fiducia di Iacono, che si sarebbe reso responsabile di diverse azioni intimidatorie finalizzate ad estorcere il pizzo a imprese locali attive nel settore del calcestruzzo; Francesco Capizzi e Francesco Tarantino, esattori del racket per conto di Messina”.

I due avrebbero tentato di “condizionare anche una ditta che cura i trasporti con l’isola di Lampedusa nonché alcune imprese edili impegnate nell’attività di ristrutturazione di alloggi popolari. Tra gli arrestati anche Gioacchino Cimino, 61 anni, ritenuto organico alla famiglia di Porto Empedocle”.

Gli arrestati in carcere: Antonino Iacono, 61 anni, indicato come il capo della ‘famiglia’ di Agrigento; Francesco Messina, 58 anni, ritenuto il capo della ‘famiglia’ di Porto Empedocle; Francesco Capizzi, detto ‘il milanese’, 50 anni; Francesco Tarantino, detto ‘Paolo’, 29 anni; Gioacchino Cimino, 61 anni, e Giuseppe Picillo, 53 anni, di Favara.

Il Gip del tribunale di Palermo ha disposto invece gli arresti domiciliari per Pietro Campo, 63 anni, di Santa Margherita Belice (Ag); Giacomo La Sala, 47 anni, anche lui di Santa Margherita Belice e per Emanuele Riggio, 45 anni, di Monreale (Pa).

Obbligo di presentazione alla Pg, invece, per Vito Campisi, 45 anni, e Antonino Grimaldi, 49 anni, entrambi di Cattolica Eraclea (Ag); Santo Interrante, 34 anni, e Gaspare Nilo Secolonovo, 47 anni, di Santa Margherita Belice (Ag).

 

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