Omicidio Regeni, adesso intervengono gli Usa | Previsti colloqui tra Washington e Il Cairo

di Redazione

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Omicidio Regeni, adesso intervengono gli Usa | Previsti colloqui tra Washington e Il Cairo

| lunedì 08 Febbraio 2016 - 15:45

Emergono particolari agghiaccianti dalle ricostruzioni effettuate da alcune fonti investigative accreditate sulla morte Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato senza vita in Egitto. Entrambe le orecchie, infatti, sarebbero state mozzate nella parte alta. Presenti sul corpo decine di “piccoli tagli”, anche sotto la pianta dei piedi.

A Regeni, inoltre, sarebbero state strappate un’unghia della mano e una del piede. Tra le diverse fratture riscontrate anche quella delle scapole. Alcuni amici italiani del ricercatore avrebbero poi riferito agli investigatori egiziani che Regeni non sarebbe mai stato visto alla festa e cha da parte sua non ci sarebbe mai stato un forte impegno politico.

Intanto sono cominciati i fitti colloqui dei pm della Procura di Roma per costruire un quadro quanto più preciso possibile delle ultime ore di vita di Regeni. Il pm Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo in cui si procede per omicidio, ha sentito per primi il papà e la mamma di Giulio.

Questi avrebbero riferito che il figlio non aveva mai fatto cenno a rischi imminenti per la propria incolumità, ma che era consapevole di trovarsi in una realtà difficile soprattutto nei giorni in cui cadeva l’anniversario della rivoluzione di piazza Tahir.

Inoltre, secondo il New York Times, Usa ed Egitto si metteranno in contatto: “I colloqui diplomatici al Cairo e Washington questa settimana probabilmente contribuiranno a concentrare l’attenzione internazionale sulla morte del dottorando italiano”.

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry farà infatti visita a Washington, poi sarà Sarah B. Sewall, la più alta in grado al Dipartimento di Stato per i diritti umani, a ricambiare la visita.

Durante questi incontri, secondo il quotidiano americano, “probabilmente sarà discusso anche il caso Regeni, visto da alcuni in Egitto e all’estero come un nuovo, allarmante segnale degli abusi da parte delle forze di sicurezza in un Paese dove è sempre più comune la detenzione arbitraria, come indicano gli osservatori dei diritti umani”.

“Sarebbe opportuno evitare di arrivare a conclusioni affrettate relative alle indagini in corso o fare delle accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove”, ha però detto l’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, confermando che la delegazione investigativa italiana ha svolto “incontri importanti con la controparte egiziana”.

“L’obiettivo di questi incontri – ha aggiunto – è di svelare la dinamica della morte dello studente italiano ed individuare e punire i reali responsabili di questo atroce crimine”. “Non trattiamo assolutamente l’italiano come una spia ma come se fosse egiziano. E’ un atto criminale”, ha aggiunto il ministro dell’Interno egiziano, generale Magdi Abdel Ghaffar.

Secondo il politico egiziano: “Abbiamo confermato ripetutamente che il signor Regeni non è stato imprigionato da alcuna autorità egiziana. Il corpo è stato ritrovato sopra il cavalcavia Hazem Hassan sull’autostrada del deserto tra Il Cairo e Alessandria ed è stato scoperto da un autista di taxi la cui vettura era finita in panne”.

Il tassista “e i suoi passeggeri hanno scoperto il corpo mentre scendevano” dalla vettura “per vedere il guasto”. E arrivano altre rassicurazioni sul fatto che “tutti i nostri apparati si concentrano in gran parte a risolvere questo caso. Respingiamo tutte le accuse e le allusioni ad un coinvolgimento della sicurezza”.

 

 

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