Evasi da Rebibbia, giallo sulla cattura | Le forze dell’ordine smentiscono

di Redazione

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Evasi da Rebibbia, giallo sulla cattura | Le forze dell’ordine smentiscono

| lunedì 15 Febbraio 2016 - 07:29

Giallo sulla cattura dei  due detenuti evasi domenica dal carcere romano di Rebibbia Catalin Ciobanu, 36 anni, e Florin Mihai Diaconescu, 28. Inizialmente era stata diffusa la notizia della cattura a Tivoli da parte del sindacato della polizia penitenziaria Fns Cisl Lazio. Poi è arrivata la smentita: “I due sono ancora ricercati. Al momento sono ancora in corso le ricerche”.

I due ricercati erano scappati dal carcere romano di Rebibbia senza lasciare tracce dietro di sé. Uno dei due è mputato per omicidio preterintenzionale e sequestro di persona, l’altro condannato per rapina.

Si è trattato di un’evasione “canonica”: la coppia ha segato le sbarre del magazzino nel quale lavorava e poi ha scavalcato il muro di cinta per calarsi giù con le lenzuola e scappare lungo la via Tiburtina. Si tratta di Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu. Nessuno dei due ha una condanna all’ergastolo.

La fuga è avvenuta nel reparto G11 del Nuovo Complesso del carcere romano. I due romeni sono riusciti a beffare la sorveglianza e dopo aver segato le sbarre del locale verso le 18.30 si sono calati all’esterno con lenzuola legate fra loro. E le lenzuola sono state notate dagli uomini in servizio sull’auto di pattuglia che hanno immediatamente dato l’allarme.

I due evasi sarebbero stati notati da alcuni operatori penitenziari poco dopo l’evasione, mentre riuscivano a salire su un autobus di linea di passaggio in una via poco distante dal carcere. La zona passeggi in cui si sono trovati non è chiusa nella parte superiore. In corso una vasta operazione di polizia, carabinieri e penitenziaria per bloccarli.

Per i sindacati è la conseguenza di “una pesante carenza di personale, che si associa a strutture fatiscenti e alla mancanza di strumenti adeguati di supporto alla vigilanza”. Lo dichiara il segretario nazionale della Fp Cgil Salvatore Chiaramonte, che aggiunge: “È frutto di una sottovalutazione dello stato delle cose che denunciamo da tempo”.

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