Contrabbando di sigarette, sgominata una banda |19 misure cautelari, 5 persone in carcere

di Redazione

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Contrabbando di sigarette, sgominata una banda |19 misure cautelari, 5 persone in carcere

| martedì 23 Febbraio 2016 - 07:20

‘Dirty smoke’ è il nome dell’operazione che ha permesso alla Guardia di Finanza, sulla base di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, di eseguire 19 misure cautelari. Nei confronti di un’associazione a deliquere finalizzata al contrabbando di sigarette operante nel capoluogo etneo.

Cinque persone sono finite in carcere, per quattordici previste misure alternative.

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Le indagini hanno consentito di smantellare una complessa organizzazione, costituita prevalentemente da soggetti pluripregiudicati, che aveva monopolizzato la vendita di sigarette di contrabbando nella centralissima zona del mercato di piazza Carlo Alberto.

Al vertice c’era anche il figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso catanese degli ‘Sciuto-Tigna’. Era stata suddivisa l’area mercatale in 4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza.

Le cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a un prezzo di circa 3 euro a pacchetto.

Al termine della giornata, venivano raccolti i tabacchi invenduti e nascosti in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine elettriche o telefoniche ubicate nei pressi di Piazza Carlo Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno seguente.

Per nascondere e conservare le stecche di sigarette, l’organizzazione è ricorsa anche alla copertura fornita da una ‘edicola’ ambulante allestita presso la piazza gestita da una donna anziana. Inoltre, nei giorni di assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita delle ‘bionde’ al fine di mantenere il presidio della zona di influenza.

La suddivisione del territorio tra i vari sodali e i singoli minutanti era effettuata secondo un principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno anche di oltre 1500 euro a settimana, garantendo al minutante una paga giornaliera di circa 50 euro. Nel caso di scarso rendimento nelle vendite, l’organizzazione sanzionava l’ambulante con una forte riduzione della paga.

Le Fiamme Gialle hanno così ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa € 138.000.

I tabacchi erano di diversa qualità: sigarette provenienti dal cd. regime “duty free”, di migliore manifattura, ovvero le cd. “tinte”(come emerso dalle intercettazioni) tabacchi di scarsa qualità nei quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri dannosi.

Le sigarette, anche dopo lunghe trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di circa un euro a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di guadagno di 2 euro a confezione.

Il sodalizio criminale era riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale (Messina e Paternò).

Immagine di repertorio.

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