Papa Francesco tra i profughi nell’isola di Lesbo | “Questo è un viaggio segnato dalla tristezza”

di Redazione

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Papa Francesco tra i profughi nell’isola di Lesbo | “Questo è un viaggio segnato dalla tristezza”

| sabato 16 Aprile 2016 - 08:24

Papa Francesco è atterrato a Lesbo. L’Airbus A-320 di Alitalia è decollato alle 7.17 dall’aeroporto di Fiumicino ed è atterrato all’aeroporto di Mytilene intorno alle 9.15. Il rientro del Santo Padre a Roma alle 16.30 all’aeroporto militare di Ciampino.

Il Papa “ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati, accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesbo prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia. Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani”. Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi. “L’iniziativa del Papa è stata realizzata tramite una trattativa della Segreteria di Stato con le autorità competenti greche e italiane”, ha spiegato il portavoce vaticano. “Due famiglie – ha ulteriormente spiegato – vengono da Damasco, una da Deir Azzor (nella zona occupata dal Daesh). Le loro case sono state bombardate”.

“L’accoglienza e il mantenimento delle tre famiglie saranno a carico del Vaticano – ha aggiunto padre Lombardi -. L’ospitalità iniziale sarà garantita dalla Comunità di Sant’Egidio”.

Questa mattina, dopo pochi minuti dal decollo, nell’account dal pontefice è subito comparso un tweet: “I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”.

“Andiamo ad incontrare la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale“, ha detto il Papa salutando i giornalisti sul volo. “Questo è un viaggio diverso dagli altri, è un viaggio segnato dalla tristezza. Negli altri viaggi andiamo ad incontrare la gente, c’è la gioia. Questo viaggio è triste“.

Per il Santo Padre è stato un viaggio molto impegnativo: “Andiamo a vedere tanta gente che soffre e non sa dove andare. Non lo dico per amareggiare ma perché possiate con il vostro lavoro trasmettere lo stato d’animo con il quale affronto la visita”.

Il premier greco Alexis Tsipras ha accompagnato il pontefice, insieme ai patriarchi ortodossi, Bartolomeo e Hieronimos, nella sua visita-lampo. Giunto al Moria Refugee Camp, il campo profughi che ospita circa 2.500 richiedenti asilo, provenienti soprattutto dalla Siria, Afghanistan e Iraq, Papa Francesco ha voluto lanciare un messaggio di speranza a tutto il mondo. 

Cari amici, oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie, conoscete il dolore. Sono venuto qui con i miei fratelli, il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Hieronimos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie”.

“Il messaggio che oggi desidero lasciarvi è: non perdete la speranza”, ha aggiunto il Pontefice. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro”.

“Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità”, ha poi proseguito il Papa.

Papa Francesco, Bartolomeo e Hieronymos chiedono alla comunità religiose “di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”.

“Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso”.

Per ricordare le vittime delle migrazioni e dopo aver firmato una dichiarazione congiunta, Papa Francesco, il patriarca ecumenico di Costantinopoli e l’arcivescovo ortodosso greco Hieronymos, dopo aver recitato ciascuno una preghiera e dopo un minuto di silenzio, hanno ricevuto da tre bambini delle corone di alloro che hanno lanciato in mare.

 

 

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