Catania, mafia e massoneria: 6 arresti | Colpita la cosca mafiosa di Aldo Ercolano

di Redazione

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Catania, mafia e massoneria: 6 arresti | Colpita la cosca mafiosa di Aldo Ercolano

| mercoledì 15 Giugno 2016 - 07:15

Un blitz antimafia della Guardia di Finanza di Catania ha portato all’arresto di 6 appartenenti alla cosca Ercolano, tra cui il reggente Aldo Ercolano, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. Nel corso dell’operazione denominata “Brotherhood” condotta dalle Fiamme Gialle etnee sono emersi anche contatti tra esponenti di una loggia massonica e Cosa Nostra catanese

In manette è finito il gran maestro della Gran loggia italiana Federico II con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. Questi i nomi degli arrestati in carcere: Aldo Ercolano, Sebastiano Cavallaro, Giuseppe Finocchiaro. Ai domiciliari sono andati Francesco Rapisarda, Carmelo Rapisarda, Adamo Tiezzi. 

Il gran maestro indagato è stato assegnato agli arresti domiciliari. È accusato di avere pilotato, grazie all’intervento intimidatorio di Aldo Ercolano, un’asta giudiziaria relativa a un capannone che gli era stato sottratto in seguito al suo fallimento. L’immobile del valore di oltre un milione di euro venne aggiudicato per una cifra attorno ai trecento mila euro. Nell’inchiesta vi sarebbero coinvolti alcuni avvocati, ma per loro il gip non ha emesso ordinanza di custodia cautelare.

Sono stati ricostruiti diversi episodi estorsivi nei confronti di titolari di noti locali di ristorazione, alcuni dei quali effettuati personalmente dal boss Aldo Ercolano, nonché l’attività di recupero crediti svolta dalla cosca dietro compenso. I malavitosi intervenivano anche per l’aggiudicazione di aste giudiziarie tese a favorire l’assegnazione di pubbliche gare a favore di imprenditori amici.

A spiccare nell’indagine sono gli “strettissimi rapporti” accertati fra la criminalità organizzata ed esponenti della massoneria catanese, da qui il nome dell’operazione. Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, tra gli arrestati di oggi, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza“.

Questi, spiegano gli inquirenti, ha svolto un ruolo di collettore tra richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”. Significative in questo senso sono le attività – condotte su richiesta proprio del “Sovrano” della loggia massonica, Francesco Rapisarda – tese a far desistere, con ogni mezzo, imprenditori dalla partecipazione a un’asta fallimentare.

I fratelli Carmelo e Francesco Rapisarda, titolari della “Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche Spa” e Adamo Tiezzi (soggetto vicino al Cavallaro), sono stati arrestati. Nel mirino anche gli appalti per i lavori per la Riqualificazione e recupero area ex mattatoio comunale con annesso lavatoio” indetti dal Comune di Santa Maria di Licodia.

Le risultanze investigative “hanno, peraltro, trovato riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali il reggente della cosca, sin dal 2002, era responsabile per la famiglia nell’area di “Picanello” e per i paesi delle “Aci” e, dopo l’arresto del fratello Mario avvenuto nel 2010, era diventato il riferimento di tutti i gruppi mafiosi riconducibili agli Ercolano”.

Coinvolti nelle indagini anche cinque professionisti catanesi, cui è contestato il reato di estorsione, usura e turbativa d’asta aggravata dalla modalità mafiosa. In tutto gli indagati sono undici e tra questi due avvocati. C’è pure un funzionario della banca Unicredit indagato per turbativa d’asta, accusato di avere portato avanti la pratica di acquisto per conto del ‘sovrano’ della loggia.

Scoperte anche una estorsione ai danni della pizzeria Miseria e nobilità i cui titolari avrebbero versato somme da 500 a mille euro in diverse rate e durante le festivita’ dell’anno e una tentata estorsione alla pizzeria catanese “Il Vicolo“.

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