Il dramma senza fine dei 65 milioni di rifugiati

di Giuseppe Citrolo

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Il dramma senza fine dei 65 milioni di rifugiati

| sabato 25 Giugno 2016 - 08:00

“Immagina di essere costretto a fuggire dal tuo paese per metterti al sicuro. Se sei fortunato hai il tempo di fare una valigia. Altrimenti, lasci tutto e corri”. Così si apriva il sito dell’UNHCR, l’agenzia Onu che si occupa di rifugiati, in occasione della Giornata mondiale dei Rifugiati, celebrata lunedì scorso. L’Onu ha pubblicato le statistiche del 2015, un anno segnato da drammatici flussi migratori dalle zone di guerra in Siria.

Il numero dei rifugiati ha toccato il massimo degli ultimi 20 anni. Alla fine del 2015 erano oltre 65 milioni le persone costrette a vivere lontane dalle loro case, una popolazione pari a quella italiana. Di questi, oltre 16 milioni erano rifugiati, cioè persone fuggite dai luoghi natii a causa di guerre e persecuzioni di natura politica, razziale o religiosa.

Negli ultimi quattro anni il numero dei rifugiati è aumentato di oltre il 50%, principalmente per le guerre in Siria ed Afghanistan. Si stima che oltre 12 milioni di persone siano state costrette a spostarsi a causa di guerre o persecuzioni nel corso del 2015; di questi 8 milioni sono rimasti all’interno dei confini del proprio paese natale. Con precisione raggelante, l’Onu ci informa che 24 persone hanno dovuto abbandonare la loro casa per ogni minuto di ogni giorno nel corso di tutto il 2015, cioè circa 34 mila persone al giorno. Erano circa 8 mila al giorno appena dieci anni fa.

Oltre la metà dei 16 milioni di rifugiati provengono da Siria, Afghanistan e Somalia. Circa un milione di nuovi rifugiati siriani sono stati registrati nel 2015, portandone a 5 milioni il numero totale; erano 2 milioni e mezzo alla fine del 2013. Sono circa 3 milioni i rifugiati afghani ed un milione i somali.

Un quarto della popolazione dei rifugiati ha trovato asilo in paesi poco sviluppati. Il Libano è il paese che ospita il più alto numero di rifugiati in rapporto alla propria popolazione: 183 per mille abitanti. La Giordania e la piccola isola di Nauru, nell’arcipelago della Micronesia, sono al secondo e terzo posto in questa triste classifica.

I minori hanno rappresentato l’anno scorso circa la metà della popolazione dei rifugiati, come già nel 2014. Ci sono state però quasi 100 mila domande di asilo da parte di minori non accompagnati, il numero più alto da quando l’Onu ha iniziato a raccogliere questo dato 10 anni fa.

Nel 2015 sono state 2 milioni le richieste di asilo o di riconoscimento dello stato di rifugiato. Di queste, il numero più alto è stato in Germania, circa 440mila. Seguono gli Stati Uniti con 172mila, la Svezia con 156mila e la Russia con 153mila. L’Onu stima in circa 10 milioni le persone prive di nazionalità; solo la Thailandia ne conta mezzo milione.

Incapaci di gestire un flusso di migranti di dimensioni imponenti, alcuni paesi europei, Germania inclusa, hanno sostenuto la necessità di rimpatrio per i migranti economici. Ma soltanto 200mila migranti sono ritornati ai paesi d’origine; la maggior parte sono tornati in Afghanistan, Sudan e Somalia.

Per il secondo anno consecutivo, è la Turchia il paese che ha ospitato il numero più grande di rifugiati, circa 2milioni e mezzo. Le condizioni di vita sono dure; un accordo recente tra Unione Europea e la Turchia consente alla Grecia di reinviare i migranti siriani  in Turchia senza valutare le loro domande d’asilo, sulla base della valutazione che la Turchia è “un paese terzo sicuro”. L’accordo ha sollevato critiche indignate da parte dei maggiori osservatori umanitari.

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