Mafia, blitz a Sciacca e Menfi: otto arresti NOMI|Stavano ricostituendo i due clan criminali VIDEO

di Denise Marfia

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Mafia, blitz a Sciacca e Menfi: otto arresti NOMI|Stavano ricostituendo i due clan criminali VIDEO

| giovedì 07 Luglio 2016 - 08:23

Otto persone sono state arrestate a Sciacca e a Menfi, in provincia di Agrigento, con l’accusa di partecipazione ad associazione a delinquere di tipo mafioso.

Le indagini sono iniziate nel maggio del 2014 ed hanno portato, al termine dell’operazione ‘Opuntia’ all’emissione del provvedimento nei confronti di:

  1. BUCCERI Vito, classe 72, di Menfi, ritenuto il capo della locale famiglia mafiosa;
  2. SCIRICA Pellegrino, classe 55, di Menfi, medico di base e uomo di fiducia di SUTERA Leo;
  3. GULOTTA Tommaso, classe 65, di Menfi;
  4. MISTRETTA Matteo, classe 86, di Menfi;
  5. RIGGIO Vito, classe 69, di Menfi;
  6. ALESI Giuseppe, classe 70, di Menfi;
  7. ALESI Cosimo, classe 65, di Menfi;
  8. FRISCIA Domenico, classe 63, mafioso di Sciacca.

I carabinieri per due anni hanno indagato sulle attività criminose del mandamento del Belice ed, in particolare, della famiglia mafiosa di Menfi e sui contatti intrattenuti dai suoi principali esponenti con Leo Sutera, detto “il professore” ritenuto nel periodo 2010 – 2012 il capo della provincia di Agrigento e con Pietro Campo, esponente di vertice della famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice.

Sia lo spessore criminale dei soggetti che il tipo di incontri e rapporti ha fatto ritenere che stavano ricostituendo il segmento associativo che fa riferimento all’area geografica di Sciacca e Menfi già disarticolato in precedenti operazioni.

Le riunioni e gli incontri avevano luogo all’interno di autovetture, appartamenti di proprietà dei sodali ed in casolari di campagna ed erano caratterizzati da rigidi protocolli di sicurezza per eludere eventuali attività di controllo investigativo.

Bucceri, che viene ritenuto al vertice della famiglia di Menfi, si avvaleva di un collaudato e fedele numero di collaboratori in grado di costruirgli attorno un circuito relazionale che tentava di blindarlo evitando la penetrazione investigativa.

Allo stesso tempo, Scirica, medico di base, metteva a disposizione il proprio studio professionale per lo svolgimento di incontri riservati tra i componenti del gruppo, consentendo la veicolazione di messaggi e indicazioni tra i componenti del gruppo ed altri esponenti di famiglie mafiose dei territori limitrofi.

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