Messina, traffico di droga, armi e banconote false | Colpite le famiglie di Tortorici, 21 arresti FT VD

di Redazione

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Messina, traffico di droga, armi e banconote false | Colpite le famiglie di Tortorici, 21 arresti FT VD

| mercoledì 20 Luglio 2016 - 07:18

Un blitz dei carabinieri di Messina eseguito nelle provincie di Messina e Siracusa ha portato all’arresto di 21 componenti di un organizzazione di narcotrafficanti (15 dei quali ristretti in carcere, 5 sottoposti agli arresti domiciliari e 1 all’obbligo di presentazione alla p.g.).

La cosca aveva monopolizzato il mercato degli stupefacenti su gran parte del litorale tirrenico messinese. Contestati i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di armi da fuoco e spendita di banconote falsificate. 

Fiumi di hashish e marijuana“, prodotte sulle montagne dei Nebrodi sotto il controllo delle famiglie mafiose di Tortorici, giungevano fino alla costa per essere smerciate nei locali e nelle principali “piazze di spaccio” controllate dalla banda, che aveva base proprio a Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto.

<<<I NOMI DEGLI ARRESTATI>>>

L’operazione, portata a termine a due mesi di distanza dall’attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, colpisce direttamente uno dei settori di maggior interesse criminale per le consorterie tortoriciane, “confermandone il ruolo egemone nel particolare settore della coltivazione su vasta scala di sostanze stupefacenti”.

Tra gli arrestati figura Francesco Salamone, consigliere comunale di Terme Vigliatore. “Dopo l’Assessore all’Agricoltura del Comune di S. Teodoro sorpreso ad innaffiare una piantagione di Marijuana, ecco un altro amministratore locale appassionato del locale settore”, rendono noto i carabinieri. 

Il provvedimento scaturisce dagli esiti di una attività d’indagine sviluppata, sin dal settembre 2013, dalla Compagnia di Milazzo (ME), che ha consentito di comprovare l’esistenza di un’organizzazione criminale, attiva in quel centro e nei territori di Tortorici (ME) e Barcellona Pozzo di Gotto (ME), delineandone le gerarchie interne e il ruolo svolto dai singoli associati nella gestione di una vasta e lucrosa attività di narcotraffico.

Le investigazioni, in particolare, “hanno permesso di documentare come un gruppo di soggetti legati alle famiglie mafiose tortoriciane fornisse periodicamente ingenti quantitativi di hashish e marijuana ad altre due diverse articolazioni della medesima organizzazione, operanti tra Barcellona P.G. e Milazzo, che si preoccupavano poi di commercializzare lo stupefacente sulle principali ‘piazze di spaccio’ del litorale tirrenico messinese”.

Come è emerso dalle indagini, i tortoriciani, garantivano i rifornimenti percorrendo, a bordo di fuoristrada, mulattiere e strade di montagna dei Nebrodi, per giungere sulla fascia tirrenica. “A capo degli stessi Tortoriciani vi era il 42enne Carmelo Galati Massari, autorevole figura criminale già nota alle forze dell’ordine, che, nella gestione dei traffici si avvaleva di sodali di estrema fiducia, quali la moglie e il fratello minore”, spiegano i carabinieri. 

Lo stupefacente fornito dai Tortoriciani veniva poi commercializzato sulle principali “piazze di spaccio” della fascia tirrenica compresa tra Barcellona P.G. e Milazzo, dalle altre due articolazioni dell’organizzazione criminale, che si rapportavano con i tortoriciani tramite Nicolino Isgrò, 48enne di Condrò, figura carismatica già nota alle forze dell’ordine per la sua lunga storia criminale.

Da sempre rispettato e contiguo alla mafia barcellonese, Isgò, negli anni, si è guadagnato il ruolo di “specialista” nel traffico di droga, armi e banconote falsificate. Questa sua “professionalità” gli ha permesso di essere “trasversale” rispetto alle vecchie e nuove generazioni della famiglia barcellonese, nonché di rappresentare il trait union con la mafia tortoriciana.

Isgrò fungeva da “cerniera” anche tra la sua articolazione e quella “barcellonese”, i cui elementi di spicco risultano il 29/enne Filippo Biscari, il 31enne Salvatore Iannello (cugino del primo) e il 41enne Giuseppe Aricò, barcellonesi già noti alle forze dell’ordine. 

Tale articolazione, inoltre, “gestiva non solo droga ma anche armi, verosimilmente destinate, da una parte, a proteggersi dalle bande rivali nel redditizio business della droga e, dall’altra, a porre in essere intimidazioni, nell’ambizioso tentativo di accreditarsi sul territorio”. Ecco un estratto delle conversazioni tra Isgrò e Salvatore Iannello quando parlano di armi:

ISGRÒ Nicolino : e poi c’è un fucile

IANNELLO Salvatore: no, il fucile non mi interessa…..la pistola….ma quanto viene questa pistola?

ISGRÒ Nicolino : tu che vuoi….400…500….

ISGRÒ Nicolino : 7 mila….seimila e cinque per dieci pistole….contanti…nuove 

IANNELLO Salvatore: dai.. assai sono.. assai sono 7 mila

ISGRÒ Nicolino: nuova …potrebbe passare un 700 euro l’una…

I due gruppi erano pronti a scambiarsi anche azioni di fuoco sul territorio. Risultano particolarmente significative e allarmanti le parole di Isgrò dirette a Salvatore Iannello: “…..se devi bruciare una saracinesca.. gli devi sparare ad uno nelle gambe…. dico se voi non volete uscire… ci possiamo scambiare questo tipo di favore”.

Nel corso delle esecuzioni sono stati rinvenuti e sequestrati circa 3,5 kg di marijuana e hashish destinati allo spaccio, stupefacente che si aggiunge così alla considerevole quantità già sottoposta a sequestro nel corso delle indagini, durante le quali sono stati anche arrestati in flagranza 9 trafficanti.

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