Musumeci revoca tutti i dirigenti regionali

di Redazione

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Musumeci revoca tutti i dirigenti regionali

| venerdì 09 Febbraio 2018 - 18:05

La giunta regionale ha revocato, con decorrenza 15 febbraio, tutti i dirigenti generali nominati dal governo Crocetta, applicando così la legge sullo ‘spoil system’. Entro cinque giorni Musumeci e i suoi dovranno decidere il nuovo assetto dirigenziale della Regione. Dal provvedimento sono rimasti esclusi solo i due direttori in procinto di andare in pensione (Gianni Silvia e Maria Elena Volpes).

“Voglio ringraziare tutti i dirigenti – dichiara il presidente della Regione Siciliana – che hanno finora servito l’amministrazione regionale. Il criterio per le prossime scelte sarà quello della competenza e del rapporto fiduciario, come la legge stabilisce. Nel frattempo, raccogliendo l’auspicio dei giorni scorsi, abbiamo ricevuto tanti attestati di disponibilità, che sono già oggetto di attenzione. Appare chiaro, dunque, che la futura squadra di dirigenti generali comprenderà volti nuovi e dirigenti già collaudati”.

Oltre ai due che dirigenti generali che stanno per andare in pensione e ai due nominati da Musumeci (il segretario generale Maria Mattarella e il dirigente generale dei rifiuti Salvo Cocina) dovrebbero essere confermati il ragioniere generale Giovanni Bologna e Felice Bonanno.

Ed è di oggi la notizia che Patrizia Monterosso, Carmelo Incardona e Luigi Gentile sono stati condannati definitivamente per la vicenda dei cosiddetti ‘extrabudget’ nella Formazione professionale. In pratica, si tratta di integrazioni, considerate illegittime, ai contributi destinati agli enti dal Piano regionale per l’offerta formativa del 2007.

Per la Cassazione, l’ex segretario generale dovrà restituire le somme indicate come danno erariale sia in primo grado che in appello dalla Corte dei conti: quasi 1,3 milioni di euro. Stessa cosa saranno costretti a fare i due ex assessori: Incardona dovrà risarcire 800 mila euro (cifra scesa di 30 mila euro in secondo grado), Gentile dovrà restituire 224 mila euro.

Le tesi dell’accusa hanno retto, dunque, sia in primo grado che in Appello. La Cassazione ha, infatti, respinto tutte le censure avanzate da Monterosso (sei motivi di censura), Incardona (due motivi di censura) e Gentile (una censura e una ‘sub-centura’).

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