Dopo Hope Hicks, anche Gary Cohn abbandona lo staff di Trump

di Andrea Profeta

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Dopo Hope Hicks, anche Gary Cohn abbandona lo staff di Trump

| mercoledì 07 Marzo 2018 - 16:52

Si sgretola ancora l’amministrazione Trump. A tirarsi indietro, oggi, è Gary Cohn, consigliere economico del tycoon. L’ex banchiere Goldman Sachs si era detto decisamente contrario ai dazi che Trump intende varare su acciaio e alluminio. La Casa Bianca ha annunciato oggi le sue dimissioni.

Dimissioni Cohn: si sgretola lo staff di Trump

“Ha fatto un lavoro superbo”, commenta il presidente Trump, costretto a incassare l’ennesimo colpo. Il gotha dei consiglieri d’alto profilo, infatti, sembra destinato a sfoltirsi inesorabilmente. Lo staff di Trump aveva perso, per ultima, la fedelissima Hope Hicks, potente direttrice della comunicazione. La Casa Bianca annuncia le dimissioni poco dopo la riunione, tenutasi nella West Wing, in cui Trump aveva chiesto sostegno a Cohn sul piano-dazi. Il secco ‘no’ del consigliere economico non aveva tardato a farsi sentire.

L’agenzia Bloomberg, intanto, riferisce di una stretta senza precedenti sugli investimenti di Pechino negli USA: Trump starebbe considerando di imporre altissimi dazi alla Cina. Gli Stati Uniti vorrebbero così punire il paese di Xi Jinping, resosi responsabile – sembra – di furto sul fronte della proprietà intellettuale.

La reazione UE ai dazi di Trump: “Risponderemo in modo fermo e proporzionale”

Bruxelles spera di poter evitare una disputa commerciale. “Non è nell’interesse di nessuno”, afferma oggi la commissaria UE per il commercio, Cecilia Malmstroem. Tuttavia, se Washington dovesse prendere queste misure anche nei confronti dell’Unione Europea, l’economia del vecchio continente ne sarebbe fortemente danneggiata. La Malmstroem, infatti, precisa: “In quel caso, risponderemo in modo fermo e proporzionale”, annunciando che la lista di contromisure commerciali sarebbe già pronta. Bruxelles prova, quindi, a fare la voce grossa: “Spero che qualcuno alla Casa Bianca abbia letto i libri di storia”, continua Cecilia Malmstroem. Proteggere l’occupazione e la stabilità economica dell’Unione sarebbe dunque prioritario.

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