Francesco, i cinque anni di pontificato del Papa ‘rivoluzionario’

di Redazione

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Francesco, i cinque anni di pontificato del Papa ‘rivoluzionario’

| martedì 13 Marzo 2018 - 09:25

Il 13 marzo del 2013 avveniva il passaggio di consegne delle chiavi di accesso al Vaticano: dalle dimissioni inaspettate di Benedetto XVI alla nomina di Jorge Bergoglio come nuovo Papa. Esattamente cinque anni fa Papa Bergoglio decise di chiamarsi “Francesco“, un autentico omaggio a San Francesco, il simbolo di povertà e di umiltà a cui lo stesso si ispira da sempre.

Jorge Bergoglio: il “Papa di tutti”

Da quel “Fratelli e sorelle buonasera”, con cui Papa Francesco diede inizio al suo pontificato, sono passati cinque anni. Prima le dimissioni di Benedetto XVI, poi la nomina di Jorge Bergoglio. Ciò rappresenta un passaggio epocale per il Vaticano, che per la prima volta nella sua storia viene guidato da due Papi, di cui uno emerito (Benedetto XVI).

A distanza di cinque anni, Jorge Bergoglio continua a scrutare l’orizzonte di quella “fine del mondo” a lui tanto cara, continuando a parlare da ogni angolo del mondo e conducendo le battaglie che lo hanno reso il “Papa di tutti”. Particolare attenzione viene rivolta agli ultimi, in particolare ai poveri e ai migranti.

Papa Francesco, la tragedia dei migranti

Uno dei temi più cari a Papa Francesco è il dramma dei migranti. Il suo primo viaggio è stato proprio a Lampedusa, che rappresenta la porta di accesso all’Europa dall’Africa. In quel frangente il Papa lancia un messaggio simbolico: assumersi la responsabilità della vita di milioni di persone in fuga dalle guerre e dalla povertà. Un altro viaggio altrettanto significativo è quello compiuto il 16 aprile 2017 sull’isola di Lesbo, in Grecia, sede di uno dei centri profughi più grandi d’Europa. Viaggio conclusosi con il suo ritorno a Roma, accompagna da dodici rifugiati siriani, sopravvissuti all’orrore di Daesh.

Altro fiore all’occhiello del pontificato di Papa Francesco è il discorso sui migranti che tenne a Strasburgo il 7 novembre 2014. In quell’occasione lanciò un monito molto chiaro: “Non si può tollerare che il Mediterraneo diventi un grande cimitero”, ribadendo che “l’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Unione europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali”. Altro appello “storico” è quello lanciato il 6 settembre 2015: “Parrocchie, monasteri e santuari d’Europa accolgano una famiglia di profughi a iniziare da Roma e dal Vaticano”.

Papa Francesco, il suo pensiero agli “ultimi”

La scelta di indire un ‘Giubileo straordinario‘ rappresenta un altro passo in avanti compiuto da Papa Francesco per sensibilizzare il problema dei poveri, degli emarginati e dei profughi. Giubileo che si è aperto in anticipo a Bangui, cuore dell’Africa e terra di massacri interconfessionali. Inoltre è stato il Giubileo degli ammalati e dei detenuti, per desiderio manifesto dello stesso Bergoglio.

Papa Francesco, enciclica “green” e la difesa dei poveri

‘Laudato si’ è la prima Enciclica ‘verde’ pubblicata nel giugno del 2015 da Papa Bergoglio. In questa enciclica, richiama il mondo alla cura della Terra, soggetta alle conseguenze del deterioramento ambientale. “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme – scrive il Papa -, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”. Di estrema importanza la questione legata ai rifugiati climatici per motivi ecologici: “È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale”, sottolineando che si tratta di un “segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile”.

Papa Francesco, la rivoluzione ecclesiastica

 Al centro del clima infuocato provocato da Vatileaks 2, Papa Bergoglio chiede all’episcopato italiano un cambio di rotta: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade.  Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”. Rivoluzione che inizia con la nomina dei preti di strada alla guida delle diocesi: Matteo Zuppi a Bologna e Corrado Lorefice a Palermo. Cambiamento che avviene anche all’interno del collegio cardinalizio.
 
 
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