Il dramma di Pila: la procura di Aosta indaga 6 istruttori CAI

di Andrea Profeta

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Il dramma di Pila: la procura di Aosta indaga 6 istruttori CAI

| lunedì 09 Aprile 2018 - 16:16

Omicidio plurimo e disastro colposo. Sono queste le accuse che rendono ancora più grave il drammatico bilancio della vicenda di Pila. La procura di Aosta indaga, da oggi, sei istruttori del CAI (il Club Alpino Italiano) per la morte di Carlo e Roberto, uccisi da una terrificante slavina, sabato 7 aprile.

Il percorso e la tragedia

Hanno raggiunto le spettacolari alture di Gressan dalla lontana Romagna. Sono in 22, tutti scialpinisti esperti. La loro meta è il rifugio Arbolle, la base in cui avrebbero trascorso 2 giorni di formazione sui pendii valdostani. Minime le controindicazioni lungo il percorso. E, per quel percorso, la mattina di sabato 7 aprile sembra il momento perfetto. Basso il rischio valanghe, buona la visibilità. Il Colle di Chamolé è un passaggio obbligato. E, alle 11 di sabato mattina, 18 scialpinisti sono già sulla cima del pendio. In 4, invece, li seguono poco più giù.

Sembra probabile che il passaggio dei compagni abbia ‘risvegliato’ la massa di neve che li ha travolti. Giacomo e Matteo sono stati estratti vivi. Ma per Carlo e Roberto, non c’è stato nulla da fare.

I soccorsi, il cordoglio e l’inchiesta

L’elicottero del soccorso alpino sorvola Col Chamolé e i 18 alpinisti che si muovono disperati in un immenso oceano di nevi, nel tentativo di salvare i compagni. Scattano le ricerche. Giacomo Lippera ha 45 anni. Matteo Manuelli, invece, ne ha 43. Uno è di Rimini, l’altro di Imola. Ed entrambi sono vivi. Anche Carlo Dall’Osso era imolese e, come gli altri, era uno istruttore. Ma il suo corpo è stato ritrovato senza vita. I sommozzatori dei vigili del fuoco l’hanno ripescato dalle acque del gelido lago di Chamolé, la cui superficie – ghiacciata – era stata infranta dalla slavina. “Vogliamo scrivere qui affinché chiunque possa capire cosa fossi per noi. Amico, fratello di avventure, passate, presenti e future”. Così scrive, su un post Facebook, un amico di Roberto Bucci, la vittima più giovane. 28 anni e una laurea in Scienze motorie. “Ci mancherai, fratello. Perché alla fine è questo che eravamo, è questo che siamo, una famiglia, proprio come dicevi tu”, prosegue l’amico di Bucci, straziato dal dolore.

Anche Giacomo e Matteo, riemersi dalla neve, sono tra gli indagati della procura di Aosta. Oltre al responsabile del corso organizzato dalla scuola romagnola di alpinismo ‘Pietramora‘. Sarà difficile accertare le varie responsabilità. Eppure, quella mattina, la temperatura era al di sopra del valore medio. E questo dettaglio avrebbe potuto scoraggiare il percorso. Forse, adesso, Carlo e Roberto potrebbero tornare su quelle montagne.

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