Cibo a domicilio, 4 milioni di italiani ordinano con un click

di Rosanna Pasta

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Cibo a domicilio, 4 milioni di italiani ordinano con un click

| giovedì 12 Aprile 2018 - 12:37

Cresce l’abitudine degli italiani di ordinare cibo a domicilio. Secondo un’analisi della Coldiretti/Censis, sono 4 milioni, mentre il numero di chi chiama direttamente pizzerie e ristoranti, senza passare da Internet, sale a 11 milioni. Mentre il Tribunale di Torino boccia il ricorso dei rider di Foodora contro le condizioni di lavoro, il mercato dei siti di food delivery mostra un notevole incremento.

Cresce il mercato italiano del cibo a domicilio

Il boom di ordinazioni a domicilio deriva da un cambiamento delle abitudini degli italiani. Già nel 2017 era in calo la voglia di cucinare o uscire a cena, inoltre gli italiano hanno sempre meno tempo a disposizione a causa di orari di lavoro molto flessibili. Ne giovano i siti specializzati nella consegna di pasti direttamente a casa, basta accedere comodamente da un computer o uno smartphnone. Le piattaforme di food delivery, sia internazionali come Foodora e JustEat, che locali sono quindi cresciute notevolmente, anche se l’offerta è maggiore nei grandi centri, mentre alcuni piccoli paesi rimangono ancora scoperti.

Sembra sia tutto comodo, pratico e veloce ma bisogna fare i conti con un’altra realtà. Chi lavora in queste società di food delivery è spesso sottoposto a condizioni e orari difficili da sostenere. Un esempio è il caso di alcuni fattorini della multinazionale tedesca Foodora, costretti ad un lavoro precario con 2,70 euro a consegna e nessun fisso, con tutte le spese a carico e i pericoli corsi ogni giorno a girare in bici in mezzo al traffico. I sei rider hanno accusato l’azienda di averli licenziati dopo le mobilitazioni del 2016 per migliorare le condizioni di lavoro, hanno fatto ricorso dopo aver perso la causa ma il Tribunale di Torino l’ha bocciato.

La Coldiretti è preoccupata per la crescita di questo fenomeno. “Rischia di trasformarsi in una guerra commerciale al ribasso – ha detto -, che può ripercuotersi sull’intera filiera, dalla gestione del personale ai conti dei ristoratori, fino al loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari”.

 

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