Aut aut da Mattarella: “Governo neutrale o rischiose elezioni”

di Redazione

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Aut aut da Mattarella: “Governo neutrale o rischiose elezioni”

| lunedì 07 Maggio 2018 - 07:28

Silenzio in Sala degli Specchi. Le consultazioni si chiudono. Finiti i colloqui, i presidenti di Camera e Senato non rilasciano alcuna dichiarazione. Scelgono la veste più istituzionale, concordata e unanime, per supportare il Capo dello Stato in una riflessione che, dopo 2 mesi di estenuanti trattative, non poteva che concludersi brevemente. La Casellati, infatti, ha lasciato il Colle da pochi minuti, quando si aprono nuovamente le porte degli Specchi. Sergio Mattarella esce e si dirige verso i microfoni. Parla a tutto il popolo italiano. E registra il fallimento, il primo nella storia della nostra Repubblica, del voto popolare.

Il Presidente ha deciso. E ha deciso, dando a tutte le forze politiche, una lezione di diritto pubblico. L’ultima parola sarà del parlamento, a cui Mattarella passa il testimone. Quello definitivo.  Le soluzioni proposte dal Capo dello Stato sono 2: governo neutrale o rischiose elezioni. Soluzioni prevedibili, entrambe. Almeno dopo i tatticismi che oggi, come nelle ultime settimane, hanno lacerato il dibattito politico. Mattarella non poteva che prendere atto dello stallo. Ci sono 3 schieramenti. E tutti sono stati indisponibili a formare il minimo margine di maggioranza. “Ho chiesto se vi fossero ulteriori possibilità d’intesa”, esordisce il Presidente, dopo aver elencato tutte le eventuali formazioni per Palazzo Chigi. “Ma è evidente che non vi è alcuna possibilità a un governo di maggioranza”, dichiara poco dopo. Si complimenta con il premier uscente, lodando l’operato di Paolo Gentiloni. “Il precedente governo ha esaurito le sue funzioni”, prosegue tuttavia, ribadendo la necessità dell’immediata formazione di nuovo esecutivo.

Le proposte di Mattarella: “Esecutivo neutrale o rischiose elezioni”

Chiede, dunque, a tutte le forze politiche di responsabilizzarsi. E i motivi per domandare un sussulto di responsabilità, visti gli ultimi mesi di trattative, ci sono tutti. “In mancanza di accordi, i partiti consentano la formazione di un governo neutrale”. Ѐ dunque questa la prima soluzione proposta dal Capo dello Stato. Ma non si tratterebbe di un debole governo di tregua. Piuttosto, quello proposto è un esecutivo neutrale con pieni poteri, in grado di assicurare – in primis – stabilità nello scenario internazionale. Intanto che il governo si insedia, poi, i partiti potranno continuare a trattare in vista di una maggioranza. Se questa presunta maggioranza politica si raggiungesse, allora il governo neutrale rassegnerebbe immediatamente le dimissioni per consentire alle forze politiche di dar vita ad un esecutivo che corrisponda alla volontà popolare. Ad ogni modo, al governo neutrale, non sarebbe consentito proseguire fino ad oltre dicembre, termine post quam sarebbe necessario un esecutivo politico con pieni poteri. “Nuove elezioni si svolgerebbero sotto il nuovo governo”, prosegue Mattarella, suggerendo la seconda soluzione. Elezioni subito, in estate o all’inizio dell’autunno. Tuttavia, su questo secondo fronte, il Presidente della Repubblica è molto scettico. “Con la stessa legge elettorale, si formerebbe una situazione pressoché identica”, dichiara e continua: “Sempre tre schieramenti peraltro inaspriti da una campagna elettorale che si svolgerebbe in toni ancora più esasperati”. Peraltro, elezioni in estate o in autunno esporrebbero il paese a numerosi rischi. Il governo neonato non avrebbe i tempi materiali per approvare il bilancio dello Stato, esponendo l’Italia ad inebitaile aumento dell’IVA. “Va considerato inoltre il rischio ulteriore di esporre la nostra situazione politica alla speculazione finanziaria”, prosegue Mattarella, scoraggiando imminenti elezioni.

Insomma, le soluzioni sono 2. A deciderà sarà il parlamento, messo in funzione qualche settimana dopo il voto del 4 marzo. Mattarella, nonostante tutto, ha espresso fiducia nelle forze politiche. E non ha perso occasione per strigliarla. Ѐ evidente quale sia l’alternativa caldeggiata dal Colle e tutto sembra indirizzare i partiti a compiere un tanto sospirato passo indietro. Le trattative hanno fallito.

Le reazioni politiche: il no di Lega e FdI

Sono quasi toni da campagna elettorale, quelli con cui Matteo Salvini risponde prontamente alle proposte di Mattarella. La risposta della Lega è contemporanea a quella dei 5 stelle che fanno sentire la propria voce tramite il capogruppo Toninelli. Mentre il grillino, dunque, si oppone a un eventuale governo neutrale (preso come sinonimo di governo tecnico), Salvini gli fa quasi il verso su Twitter, cinguettando sul mantra essenziale della nuova Lega nazionale: “PRIMA GLI ITALIANI”.

Dello stesso parere è la compagna di Fratelli d’Italia, la leader Giorgia Meloni che, come Salvini, torna al cavallo di battaglia. E se per il leghista il mantra è il #primagliitaliani erede del #primailNord di qualche anno fa, la Meloni torna a opporsi al proverbiale “inciucio” per cui si è sempre battuta. Peccato che l’inciucio, quello coi grillini, l’aspirante premier di FdI stava rischiando di farlo sul serio. Ad ogni modo, Meloni è certa: “Mattarella sa bene che nessun governo è veramente neutrale”.

La risposta dei grillini: Di Maio modera, Di Battista affonda

Come si diceva, è Toninelli ad anticipare qualsiasi presa di posizione a 5 stelle. Ma se togliessimo i nomi ai tweet ai loro legittimi lanciatori, stenteremmo ad attribuire correttamente le dichiarazioni ai leader di Lega e M5S. In fondo, le parole di Di Maio, progressivamente modellate su una forma sempre più moderata, sembrano le parole di Salvini che ha abbandonato recentemente i toni polemici della campagna elettorale, lasciando a Berlusconi l’ingrato ruolo di contestatore ufficiale. Ad ogni modo, Di Maio risponde a Mattarella com’era prevedibile e auspica il voto a luglio.

Se Salvini dunque lascia all’ex Cavaliere il posto che gli spettava di diritto, anche Di Maio si sfila la nomea dei cosiddetti vaffa-day e passa il testimone ad Alessandro Di BattistaÈ proprio Di Battista, dunque, ad assumere il ruolo di autentica grillina memoria. Sarebbe addirittura un ‘traditore della patria’, a dire del pentastellato, chiunque (dopo essersi opposto alla fiducia al Movimento) votasse per il governo neutrale. “Bivaccare è ignobile!” Conclude così Di Battista. E sembra quasi che il Salvini vecchio stampo gli abbia rubato l’account Facebook.

Gli ennesimi tatticismi dell’ultimo giorno di trattative

Tornano in scena quegli stessi tatticismi, peraltro, che nelle ultime settimane hanno dominato il dibattuto politico. Ieri, Di Maio, da Lucia Annunziata, aveva addirittura annunciato il suo ritiro dalla premiership per far convergere le posizioni con Salvini, ma il veto su FI e sull’ex Cavaliere era rimasto netto e incontrovertibile. Consenso, quindi, su un possibile ‘nome terzo’ tra Carroccio e grillini, subito scoraggiato dai forzisti. Ancora confusione in campo centrodestra, con ben due vertici a Palazzo Grazioli organizzati in meno di 12 ore. Indisponibilità espressa poi, prevedibilemente, da Berlusconi a qualsiasi appoggio esterno. Poi, il concertino Salvini-Di Maio si arroga persino il diritto di ‘consigliare’ una data prossima per nuove elezioni. “Senza governo politico si voti il prossimo 8 luglio”, concordano Lega e M5S, senza preoccuparsi di apparire visionari a tutti gli elettori che hanno dato loro fiducia lo scorso 4 marzo. Già il leader leghista aveva fatto appello a Mattarella per impedire la formazione di un governo tecnico.

Ore 18:02 – Presidente Casellati a colloquio con Mattarella

Roberto Fico esce dalla Sala degli Specchi, senza rilasciare alcuna dichiarazione. Anche precedentemente, aveva parlato di rado. L’ultima volta si era lasciato andare, invece, ad un exploit d’entusiasmo per l’esecutivo (a suo dire imminente) tra 5 stelle e dem. I risultati sono stati evidenti. Sarà per questo che è tornato alla sua canonica reticenza.

Intanto, poco dopo la discesa di Roberto Fico dal Colle, la presidente Casellati arriva da Mattarella. Si tratta dell’incontro conclusivo che porrà fine a quest’ultimo (?) giro di consultazioni.

Ore 17:33 – Fico arriva al Colle

Il presidente della Camera, Roberto Fico, è arrivato al Quirinale, dove incontrerà Mattarella tra pochi istanti. Si tratta del penultimo incontro, prima della fase conclusiva, che vedrà il Capo della Stato impegnato in colloquio con la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Ore 17:31 – Lorenzin: “Fiducia in Mattarella e in eventuale governo tecnico. No a voto anticipato”

Si muove (quasi) all’unisono il Gruppo Misto alla Camera. Concluso il colloquio con Mattarella, dopo una breve introduzione del presidente, i vari capigruppo affermano il loro pieno sentimento di fiducia nei confronti del Presidente della Repubblica. Fiducia in Mattarella hanno espresso – tra gli altri – Salvatore Cajata, Beatrice Lorenzin, le Minoranze Linguistiche e Noi con l’Italia. In particolare, la Lorenzin – sulla scia della Bonino – ha ribadito l’insensatezza di andare alla turne con la stessa legge elettorale. “Avremmo lo stesso risultato”, ha proseguito.

Ore 17:15 – Gruppo Misto della Camera al Colle

Anche la delegazione del Gruppo Misto alla Camera, guidata da Beatrice Lorenzin, si è presentata alla Sala degli Specchi.

Ore 17:05 – Bonino: “No ad elezioni super-anticipate: sarebbe una ferita per la democrazia”

Ѐ particolarmente critica Emma Bonino che, uscita dalla Sala degli Specchi del Quirinale, ribadisce di aver rinnovato al Presidente riconoscenza e fiducia. Tuttavia, affonda immediatamente contro i partiti che vociferano di cosiddette ‘elezioni super-anticipate‘. Si tratterebbe, per la leader di +Europa, di una ferita contro la democrazia. “Le elezioni sarebbero un’illegittima violazione del sistema politico italiano”, ha dichiarato la Bonino, certa che un voto anticipato renderebbe impossibile la diretta partecipazione alle elezioni dei partiti minori. “Solo i 5 stelle, il PD e il centrodestra potrebbero partecipare”, ha proseguito con convinzione prima di ripetere: “Noi saremmo esclusi dal sistema”.

Riafferma, dunque, il suo partecipato europeismo Emma Bonino, lamentando la ‘vistosissima assenza dell’Italia‘ dallo scenario internazionale. In molte crisi internazionali, infatti, l’Italia starebbe latitando. Urge, a detta di tutti al Gruppo Misto, una soluzione di governo imminente.

Ore 16:55 – Autonomie, Unterberger: “Sì a governo del Presidente”

Giunge al Colle il Gruppo per le Autonomie, guidato da Juliane Unterberger. Hanno solo 8 voti e, ci tengono a ribadirlo, sono tutti – unanimi – per la più temuta proposta di Mattarella. “Ribadiamo che con i nostri 8 voti voteremo un eventuale governo del presidente”, dichiara la Unterberger a margine dell’incontro.

Ore 16:20 – Grasso: “Irrispettoso parlare di voto”

Con la delegazione di LeU, è iniziato il turno pomeridiano dell’ultimo giro di consultazioni. Il leader di Liberi e Uguali non ha espresso affatto consenso alla posizione espressa dal duopolio Salvini-Di Maio in merito ad (eventuali) elezioni anticipate. “Ѐ pesantemente irrispettoso vedere indicare date delle prossime elezioni prima ancora che Mattarella abbia tutti gli elementi per pronunciarsi su un eventuale scioglimento della legislatura che non è partita”, ha dichiarato, profondamente contrariato. Poi, ribadisce, com’era certamente prevedibile, che i voti di LeU non sono disponibili ad appoggiare qualunque maggioranza spostata verso destra.

Ore 14:48 – Salvini: “Senza un governo politico si vota l’8 luglio”

“Senza un governo politico pensiamo che l’8 luglio sia la data più netta ed efficace per tornare al voto“. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, in sala stampa a Montecitorio dopo l’incontro con il capo politico M5s Luigi Di Maio. “Sulla data – ha aggiunto – è d’accordo anche Di Maio”.

Ore 14:45 – Alla Camera incontro Salvini – Di Maio – Giorgetti

È in corso al gruppo della lega alla Camera un incontro a tre, secondo quanto si apprende, tra Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti. Al centro, si apprende ancora, le valutazioni sulla data delle prossime elezioni.

Ore 12:36 – Martina: “Basta con questo gioco dell’oca”

La delegazione del Partito Democratico ha lasciato il Colle. “Come Partito Democratico – ha detto ai microfoni Maurizio Martina – abbiamo rappresentato al presidente della Repubblica le nostre valutazioni. Pensiamo sia urgente dare una soluzione alla crisi, per superare lo stallo di queste settimane e andare in definitiva a risolvere una situazione come quella che abbiamo vissuto dal 4 marzo.” Per andare avanti, bisogna che ognuno faccia un passo indietro. “Basta perdere tempo – ha continuato Martina -, basta con il gioco dell’oca, perché ancora in queste ore ci pare di vivere questo gioco di ritornare al punto di partenza, da parte di chi si è dichiarato vincitore il 4 marzo senza avere i numeri per governare”. Ribadisce poi i punti fermi del Pd e la fiducia al presidente Mattarella. “Per noi viene prima di tutto il paese ha affermato Martina -. Supporteremo fino in fondo la decisione del presidente della Repubblica, prima di tutto il paese poi le dinamiche legate alle parti, che devono rendersi conto che da sole non ce la fanno a governare il paese”. Continua poi con un appello alle altre forze politiche. “Il nostro messaggio – ha detto Maurizio Martina – è che finiscano queste logiche, che siano piene disponibilità da parte di tutti. No a incarichi al buio, no a trasformismi, no a soluzioni politiche arraffazzonate, sì a soluzioni super partes”. Sulla questione dell’aumento dell’iva, ha detto: “Si può trovare una rotta, siamo per evitare l’aumento dell’iva in autunno ma bisogna fare uno sforzo. Per noi è fondamentale lavorare sull’agenda economica e sociale del paese che ha fatto enormi sacrifici in questi anni e non può andare indietro ora. Bisognerebbe fare uno scarto in avanti soprattutto dal punto di vista sociale, l’appello nostro a tutte le forze è di finire questo gioco dell’oca“.

Ore 11:50 – Pd al Colle

Graziano Delrio e Andrea Marcucci, capigruppo Pd a Camera e Senato, sono arrivati a piedi al Quirinale percorrendo la scalinata da via della Dataria per le consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Ore 11:52 – Salvini: “Confidiamo di essere messi al lavoro dalle prossime ore”

La delegazione di centrodestra, con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, ha lasciato il Quirinale. La coalizione mantiene le sue posizioni. “Contiamo che sia l’ultima volta che amabilmente ci ritroviamo cercando maggioranze – ironizza il leader della Lega, Matteo Salvini -“. Ribadisce poi quanto già deciso durante il vertice a Palazzo Grazioli, prima delle consultazioni con Mattarella. “Abbiamo offerto al presidente della Repubblica – ha detto Salvini – consci del fatto che il paese non può aspettare, la disponibilità mia, a nome della coalizione che ha preso più voti dagli italiani, a dar vita a un governo che cominci a risolvere tutti i problemi del paese, dal lavoro alle tasse, dalle pensioni all’immigrzione. Confidiamo che il presidente della Repubblica ci dia modo di trovare una maggioranza che contiamo di poter trovare mettendoci in campo personalmente e direttamente, perché stanti così le cose, la nostra coalizione è quella più rappresentativa di 60 milioni di cittadini italiani”. Ha poi concluso: “Confidiamo che dalle prossime ore possiamo essere messi finalmente al lavoro”. Sul suo profilo Facebook, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha scritto: “Come abbiamo sempre detto: incarico al centrodestra”.

Ore 11:08 – Il centrodestra arriva al Quirinale

La delegazione del centrodestra al completo è arrivata al Quirinale per le consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sono giunti separatamente in auto al Colle. Secondo quanto deciso durante il vertice a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Salvini e Meloni, il centrodestra rimarrà unito e chiederà a Mattarella il mandato per andare in Parlamento e verificare i numeri di maggioranza. Inoltre, il centrodestra ribadirà la sua contrarietà ad un governo del presidente.

Ore 10:32 – Di Maio: “No a un governo di tecnici”

La delegazione del M5S lascia il Colle. “Il 4 marzo gli italiano ci hanno fatto diventare la prima forza politica del paese – ha detto Luigi Di Maio ai microfoni – ma a causa della legge elettorale non eravamo autonomi. Da qui il primo contratto di governo proposto alla Lega con 50 giorni di dialogo per mantenere tutta la coalizione di centrodestra”. I tentativi sono risultati fallimentari e il M5S ha guardato nella direzione opposta. “A quel punto – ha proseguito Di Maio – abbiamo capito che non c’erano i presupposti per firmare contratto con la Lega, invece si era aperto uno spiraglio con il Pd, anche grazie alle consultazioni del presidente Fico, durante il suo mandato esplorativo”. Questa seconda proposta è costata di più al M5S, che accusa il Pd di lasciare aperte molte criticità. “La strada però è stata sbarrata da una intervista tv” e il riferimento a Renzi sembra evidente. “Oggi siamo in un’altra fase – ha continuato il leader del M5S -. Ho detto chiaramente che sono disponibile a scegliere insieme a Matteo Salvini un presidente del consiglio terzo con condizioni non trattabili: reddito di cittadinanza, abolizione legge Fornero e legge anticorruzione”. Poi una precisazione: “Io non sono mai stato l’impedimento a firmare un contratto di governo, lo voglio chiarire”. Sembra che il Movimento abbia già giocato tutte le sue carte. “Il M5S oltre questo schema di contratto di governo riferito alle due forze politiche non può andare – ha affermato Di Maio -. Non siamo disponibili a votare la fiducia a governi tecnici. Cerchiamo di scongiurare un altro 2011, ci abbiamo provato in tutte le forme a dare un governo politico a questo paese. Ci vuole buona volontà, non è una speranza, né un auspicio ma coerenza”. Se l’accordo no si dovesse trovare, allora la palla passerebbe agli italiani. “Se questo non succedesse, allora per noi si deve tornare al voto – ha detto Di Maio – con la consapevolezza che sarà un ballottaggio. Ci sono due forze politiche e decideranno gli italiani. Noi non volevamo arrivare a questo, se siamo arrivati qui è perché c’è stato molto cinismo, molte preoccupazioni legate ai partiti e non alle esigenze del paese. Se saremo capaci di mettere al centro i problemi degli italiani, forse riusciremo ad uscire da questa fase di stallo”.

Sulla domanda su un “premier condiviso”, Di Maio, che non ha citato Forza Italia, risponde così “Quando parlo di contratto con la Lega parliamo di una forza politica. La novità è che stiamo cercando un presidente che possa essere condiviso con la Lega“. E sulla questione dell’aumento dell’Iva dice: “Secondo me non dobbiamo aspettare la formazione del governo, va fissato con un provvedimento di legge il prima possibile, per scongiurare aumento iva”. Gli si chiede anche un’opinione sulla legge elettorale. “Per me il ballottaggio lo faranno gli italiani andando a votare la prossima volta – ha detto -. Il governo deve essere politico, non immagino un governo di tecnici che non hanno la sensibilità politica ad affrontare i problemi”. Sono state già citate le condizioni minime per accordi con la Lega. “Io sono stato molto chiaro, si vuole fare un governo politico con legge anticorruzione, reddito di cittadinanza e abolizione legge Fornero – ha detto Di Maio ironizzando la conta dei punti sulle dita di una mano -. Quello che decide il centrodestra sono questioni a loro interne”.

Ore 10:08 – Giunta al Colle la delegazione M5S

La delegazione del Movimento 5 stelle è arrivata al Colle a bordo di un’auto guidata dallo stesso Luigi Di Maio. Insieme al leader, hanno raggiunto il Quirinale anche i due capigruppo del partito, Giulia Grillo e Danilo Toninelli.

Foto da Twitter.

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