Palermo, boss scarcerati per un copia-incolla del Tribunale

di Redazione

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Palermo, boss scarcerati per un copia-incolla del Tribunale

| martedì 08 Maggio 2018 - 12:07

Durante le scorse settimane, il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato 28 dei 63 arresti del blitz Montagna, contro i clan mafiosi di Agrigento e provincia. Secondo quanto riporta ‘LiveSicilia’, al Palazzo di giustizia di Palermo si consuma una “guerra di ricorsi”, a causa di un copia e incolla nelle richieste di arresto.

Palermo, boss scarcerati per un copia-incolla del Tribunale

L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Filippo Serio, sarebbe stata bocciata per carenza di motivazione. Sembra che il Gip si sia limitato a ripetere alcuni ampi passaggi della richiesta di arresto della Procura di Palermo. A deciderlo, il Riesame composto dai giudici Giuliano Castiglia, Lorenzo Iannelli ed Emilio Alparone.

Le scarcerazioni di massa di quelli che sono ritenuti “pericolosi uomini di Cosa nostra” è un fatto molto grave, così la Procura, nelle persone dei pm Claudio Camilleri, Calogero Ferrara e Alessia Sinatra coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, ha presentato ricorso. Secondo i pm, però, anche il Riesame ha utilizzato il metodo del copia e incolla per le posizioni di Vincenzo Cipolla e Angelo Di Giovanni. I due infatti, ritenuti affiliati ai clan di Favara e San Biagio Platani, sono stati scarcerati subito dopo il ricorso presentato dagli avvocati Giuseppe Barba e Giovanni Castronovo.
 
Nel ricorso si parla di paradosso. “Quella stessa tecnica motivazionale che il Tribunale imputa al Gip come viziata – si legge – lo stesso organo giudicante la segue pedissequamente, tant’è che le ordinanze, chiunque sia il relatore o il collegio, sono redatte sostanzialmente in fotocopia”. In allegato i pm aggiungono il passaggio della decisione del Riesame in cui si motiva la scarcerazione di Di Giovanni, nonostante i capi d’accusa e il nome di Cipolla stesso.
Intanto la procura generale della Cassazione ha chiesto chiarimenti sulla vicenda alla Procura generale palermitana.
 
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