Mercato ‘nero’ del vetro di Murano, scoperta maxi evasione fiscale

di Redazione

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Mercato ‘nero’ del vetro di Murano, scoperta maxi evasione fiscale

| lunedì 14 Maggio 2018 - 16:44

Il mercato nero del vetro si svela a Murano, dove oggi viene fuori un grosso giro di vetro artistico venduto a ricchi acquirenti stranieri senza alcuna dichiarazione al fisco. Incassi milionari, dunque, sottratti alla dovuta tassazione. È quanto accertato dalla Guardia di Finanza di Venezia, durante un’operazione portata a termine proprio in queste ore. La procura della Laguna ha preventivamente disposto un sequestro di 7 milioni di euro.

Un sistema ‘ingegnoso e inedito’ studiato nei particolari per evadere il Fisco

Il pubblico ministero Stefano Buccini ha fatto richiesta al gip che ha prontamente emesso il provvedimento di sequestro. Gli indagati (almeno finora) sono una decina. A tutti sono stati bloccati conti correnti e beni mobili e immobili. 8 di questi 10 sono gli amministratori delegati delle vetrerie coinvolte dalle indagini. Gli altri due, invece, sono un amministratore di fatto e un cambiavalute veneziano di 63 anni, residente a Mestre.

A venire a galla, sotto l’occhio dei finanzieri, è stato un sistema incredibilmente congegnato e particolareggiato. La Procura lagunare ha definito il business illegale delle vetrerie come ‘ingegnoso e inedito‘. E, infatti, il modo con cui si evadevano le imposte era, in questa occasione, piuttosto artistico. Un po’ come il vetro venduto. L’arma più importante erano i terminali POS portatili, collegati a sim card che formalmente erano intestati al cambiavalute. In realtà, erano in uso nelle vetrerie e le compravendite del costosissimo vetro avvenivano (sempre) mediante carta di credito. Il denaro, finito nel contocorrente del 63enne mestrino, veniva prelevato in contanti e consegnato ai vetrai, con una trattenuta del 5%, come concordato. Ingegnoso e inedito, come suggeriva il procuratore.

Il business milionario dei vetrai-evasori

Naturalmente, alla vendita non seguiva alcuna fattura. Anzi, per effettuare le esportazioni, si usavano documenti doganali relative a vendite precedenti. Il ricavato totale delle cessioni, almeno secondo le ricostruzioni degli inquirenti, sfiorerebbe i 30 milioni di euro. E, a questa somma (ancora probabilmente troppo poco impressionante) si aggiungono quasi 2 milioni contestati al cambiavalute e 220mila euro in contanti ritrovati nella sua abitazione, insieme a tre orologi Rolex custoditi in altrettanti casseforti dietro ai quadri del soggiorno. Insomma, un affare filmico su cui la Procura non si dice ancora del tutto convinta.

Al termine degli accertamenti, dopo i sequestri preventivi di oggi, si procederà alle contestazioni fiscali a carico delle singolo imprese. Ma qualcosa ci dice che potranno pagare.

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