Comitato d’affari, politici e imprenditori nel mirino della Dia

di Redazione

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Comitato d’affari, politici e imprenditori nel mirino della Dia

| giovedì 02 Agosto 2018 - 07:34

Dalle prime ore del mattino, la Dia di Messina, sta eseguendo diverse ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip presso il Tribunale di Messina, nei confronti di esponenti della politica cittadina, della criminalità locale, nonché di imprenditori e faccendieri di origine messinese. Contestualmente, sono in atto anche ingenti sequestri che colpiscono diverse imprese e beni immobili, per un valore di numerosi milioni di euro.

Messina, politici e imprenditori nel mirino della Dia

Tra le persone coinvolte ci sono l’ex presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, l’imprenditore Antonio Fiorino, il Dg dell’Atm Daniele De Almagro e altri funzionari della società che gestisce trasporti pubblici, il costruttore Vincenzo Pergolizzi e Sergio Bommarito della società di riscossione Fire. E ancora: Marco Ardizzone, Francesco Clemente, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi, Carmelo Cordaro, Michele Adige, Vincenza Merlino, Carmelo Pullia e Giovanni Luciano.

Secondo gli inquirenti, l’ex presidente comunale di Messina, Emilia Barrile, utilizzando il potere che le deriva da ruolo e pressando su dirigenti e funzionari, avrebbe agevolato le pratiche degli imprenditori che si rivolgevano a lei. Fiorino, per esempio sarebbe stato aiutato nel disbrigo delle pratiche amministrative e tutelato da imprese
concorrenti dal momento che Barrile avrebbe ostacolato l’apertura di un esercizio commerciale nella zona dell’attività dell’amico.

“Le indagini – scrive il gip che ha disposto le misure cautelari – rivelano la consuetudine della Barrile allo sfruttamento del potere di influenza che deriva dal ruolo pubblico per esercitare pressioni su dirigenti e funzionari del Comune per garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un ristretto gruppo di imprenditori cittadini a lei collegati da un inquietante logica del do ut des, essenzialmente costituito con prospettiva di ritorno sia elettorale che di assunzioni di parenti vicini presso attività imprenditoriali”.

Dalle indagini, inoltre, emerge che Barrile gestisse tramite prestanome le due coop Peloritana Servizi e Universo Ambiente. Appoggiandosi su amicizie, come quella con un personaggio già coinvolto in un blitz antimafia con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, l’ex presidente gestiva alcuni servizi di ristorazione e di fornitura di steward per il parcheggio all’interno dello stadio cittadino.

Un secondo contesto investigativo ha riguardato le attività di Vincenzo Pergolizzi, affine alla criminalità organizzata di Barcellona Pozzo di Gotto, Messina e Catania. Pergolizzi, con la complicità di familiari e persone di fiducia, è riuscito a sottrarre a possibili procedure di prevenzione nei suoi confronti, il rilevante patrimonio immobiliare delle società a lui riferibili, e al contempo frustrare il recupero coattivo del credito erariale da cui le stesse sono gravate, quasi un milione di euro accertato dovuto all’erario. Con tali intenti, oltre a numerose “trasformazioni” societarie per mezzo dei propri familiari, Pergolizzi ha inscenato fittizie controversie lavorative con dipendenti di fiducia, al fine di svuotare fraudolentemente le proprie società di beni e capitali.

La Dia si avvale della collaborazione del centro Operativo di Catania e del supporto dei Centri e Sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro ed Agrigento. L’inchiesta denominata “Terzo livello” – coordinata dalla Procura della Repubblica-DDA di Messina e diretta dal Procuratore Capo dott. Maurizio De Lucia –  ha evidenziato l’esistenza di un comitato d’affari che per anni ha gestito la cosa pubblica a Messina.

Le misure cautelari reali, frutto di approfondimenti investigativi di natura finanziaria patrimoniale, hanno colpito gli interi capitali sociali e compendi aziendali della “PER.EDIL SRL”, della “CO.STE.SON. srl” e della “ER.GI. COSTRUZIONI srl”, oltre ben 11 cespiti immobiliari rientranti nel patrimonio personale di uno dei soggetti oggi colpiti anche dalla misura cautelare personale, per un valore complessivo stimato prudenzialmente in euro 35 milioni.

 

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