Donald Trump riduce l’aiuto americano ai Palestinesi

di Giuseppe Citrolo

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Donald Trump riduce l’aiuto americano ai Palestinesi

| martedì 28 Agosto 2018 - 21:02

È un periodo nero per Mahmoud Abbas. Donald Trump gli taglia i viveri e Hamas, il suo grande rivale, negozia sopra la sua testa una tregua con Israele nella Striscia di Gaza, territorio da oltre dieci anni controllato dagli islamisti. Il presidente dell’Autorità Palestinese si ritrova così assediato da tutte le parti. L’ultimo colpo duro gli è stato rifilato nel week-end scorso da Donald Trump, che ha eseguito una sua vecchia minaccia annullando 200 milioni di dollari di aiuti americani destinati a dei programmi umanitari per la popolazione palestinese della Cisgiordania. Il presidente Usa ha così punito Mahmoud Abbas, che boicotta gli Stati Uniti da quando Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele e trasferito l’ambasciata statunitense da Tel Aviv alla città santa. Un’iniziativa che ha provocato la rabbia dei palestinesi che aspirano a fare della parte orientale di Gerusalemme, annessa da Israele, la capitale del loro futuro stato.

Per completare il quadro, Donald Trump aveva impiegato le maniere forti sul fronte finanziario riducendo quest’anno a 60 milioni di dollari contro i 360 milioni del 2017 i contributi americani all’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, che ha dovuto procedere a dei licenziamenti tra i 20.000 salariati impiegati in più di 700 scuole. “Sono minacce ridicole da parte degli americani”, commenta Hanan Ashrawi, una dirigente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina(Olp).Per Saeb Erakat, segretario generale di quest’ organizzazione, queste punizioni potrebbero provocare “la sparizione dell’Autorità Palestinese”.

Uno scenario che secondo lui non è nell’interesse di Israele, che si ritroverebbe costretto a prendere il posto dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania, e a pagare i funzionari palestinesi, a gestire le scuole, gli ospedali, i servizi municipali. Tzachi Hanegbi, un ministro israeliano, si è invece rallegrato della decisione del presidente Trump, che ha “chiaramente fatto sapere a Mahmoud Abbas che la festa è finita”. Hanegbi, uomo fra i più vicini a Benyamin Netanyahou, non crede a uno scenario di una sparizione dell’Autorità Palestinese: “Sono banalità utilizzate dai palestinesi per convincere Israele a fare pressione sugli Stati Uniti affinchè non riducano i loro aiuti”. Il capo dell’opposizione Tzipi Livni, ex ministro degli esteri, è molto più riflessiva. Secondo lei, le punizioni americane contro Mahmoud Abbas e la politica del governo israeliano minacciano gli elementi pragmatici fra i palestinesi e rafforzano Hamas, cosa che non contribuisce alla sicurezza d’Israele. Sia Hanegbi che la Livni sono tuttavia d’accordo sul fatto che Mahmoud Abbas,quali che siano i suoi difetti, non ha mai fatto ricorso al terrorismo e che regna una totale incertezza su quello che potrebbe succedere  se il presidente palestinese,ormai ultraottantenne e con una salute fragile, lasciasse il potere.

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